Wine festival. Tra vigne, cantine o lungo le vie delle città
La più istrionica delle divinità, dal corpo a grappolo e dall’anima da bere, si presenta all’appuntamento col destino vendemmiando: dall’equinozio in poi, cornice ideale per assaporare gli umori di uno degli spiriti più amati e folli al mondo, Bacco, celebra la sua rinascita al ritmo di festival, sentieri e storie di vino in giro per l’Italia e non solo. In avanscoperta per voi, siamo tornati con i nostri appuntamenti cult. Quando nell’antica Roma tutti diventarono matti per il vino, Bacco aveva già scalzato Dioniso, il suo equivalente greco. In realtà aveva già provveduto a buttare giù dalla torre anche un suo cugino prossimo, Fufluns, che secondo le credenze etrusche manifestava il divino agreste del vino attraverso le sembianze di un ragazzino, con troppo poco nerbo per la tempra dei Romani, che, per dirne una, prima di andare in battaglia erano abituati a onorare e a portarsi in campo allegorie quali Fuga, Morte, Spavento e Terrore, non a caso facenti parte del famigerato corteo di Marte. Per le stesse ragioni soppiantarono Ebone, antico dio associato al vino venerato in Campania. Bacco, gaudente e immortale, era il dio romano per antonomasia: fisico al punto da incarnare il più totalizzante dei piaceri: l’estasi. Ciò di cui avevano bisogno legionari e non. Oggi gli sfrenati Baccanali e le feste Brumalie in suo onore restano materia del mito, ma di Bacco ci si continua a inebriare. Unica divinità quotata in borsa, passata attraverso migliaia di anni di rinascite, crea movimenti itineranti, associazioni di produttori, consorzi e appassionati attorno alla sua divina essenza – un po’ come i sacerdoti dell’antica Roma devoti al suo culto – e, stagione dopo stagione, racconta tendenze di un gusto che da massima espressione di territori desiderosi di far conoscere il proprio legame con la sacra vite, ha come fine la diffusione di una conoscenza legata a doppio filo con un’arte, nel cui dietro le quinte si avvicendano vitigni e addetti ai lavori capaci di creare prodotti unici. Assaporare e connettersi con la natura sono azioni tipiche del turismo del vino che si muove seguendo terroir da scoprire, indossando panni da explorer e consumatore. «Un ruolo che si è evoluto nel tempo», secondo Federico Gordini, fondatore e presidente della Milano Wine Week, tra le manifestazioni più importanti della nostra selezione: sempre più interessato alla dimensione esperienziale del vino e allo sperimentalismo delle etichette, ama abbinare vino e cucina, prediligendo iniziative che mixano il vino con altre eccellenze. Occasioni, queste, che stanno attraendo il favore delle nuove generazioni. Non è un caso che il più grande evento non fieristico a livello internazionale sul vino trasformi Milano (prima città in Italia e quarta nel mondo per consumo di vini) in un racconto itinerante che scorre lungo un fil rouge che unisce i wine district – immersi nell’unicità dei quartieri coinvolti – con degustazioni dei grandi Consorzi. L’appuntamento, che negli anni è stato occasione d’incontro per il business di promuovere il vino italiano nel mondo, oggi riconosce che c’è una partita importante da giocare: «avvicinare alla cultura del vino un pubblico diverso rispetto a quello degli appassionati e dei professionisti del settore». Design, musica, cultura e business, ovviamente, diventano momenti pensati per coinvolgere il pubblico, anche attraverso nuovi linguaggi – tra cui app e piattaforme dedicate – per ispirare una nuova audience. Perché se è vero che, date le contingenze che stiamo vivendo anche a livello internazionale, puntare la lente su nuovi mercati è diventato vitale per i produttori, conoscerne identità e mentalità, è una questione non trascurabile. Una chiacchierata con Edoardo Freddi, che da oltre dieci anni aiuta le migliori cantine italiane a posizionarsi nel mercato estero, ha risvolti curiosi: gli Stati Uniti e il Canada fanno da apripista dei mercati in cui i vini italiani sono maggiormente richiesti, ma tra uno Stato e l’altro le preferenze possono essere molto diverse. «In Florida, per esempio, si consumano per lo più vini dolci e Moscato, in altri Stati invece, preferiscono vini più “intellettuali”, come gli Orange Wines», spiega. Ma l’orizzonte punta lontano, con i mercati emergenti più interessanti: «Corea del Sud, Cina, India, che al momento è interessata ai distillati e a vini dal prezzo contenuto, e ancora Angola e Nigeria, nel continente africano». Tutte realtà in cui il dialogo si accompagna alla necessità di approfondire le culture delle nazioni nella loro unicità. Ma quando si può considerare un vino “unico”, invece?
tra le esperienze a d’arenberg, le degustazioni nella tasting wine room
storie di vino all’hotel paradis, in vacanza col viticoltore.
Barolo in festa, a Grinzane e New York
Le buone notizie, dunque, non mancano. Quest’autunno, d’altronde, ci sono conferme importanti, e non soltanto per i cultori del vino. Un progetto unico, dal format inedito in Italia, giunge alla sua seconda edizione dopo il successo dello scorso anno e vende attraverso un’asta benefica battuta da Christie’s, il Barolo in affinamento nato dalla Vigna Gustava, il vigneto storico di quattro ettari che circonda il Castello Grinzane di Cavour – già vitato quando apparteneva al Conte Camillo Benso. Perché scriviamo inedito? Perché mette all’incanto un vino prestigioso e da collezione, non ancora sul mercato, aderendo alla nuova tendenza, almeno per il nostro Paese, di guardare al vino anche come a una possibile forma di investimento – così come avviene da tempo in Francia, per esempio – strategia che promuove al contempo un vino, una denominazione e un territorio a livello internazionale. Barolo en primeur, di scena nel Castello di Grinzane in contemporanea con New York, sarà dunque un accadimento emotivo oltreché sociale: collezionisti, investitori del mondo e filantropi, potranno acquistare una o più barrique (15 in totale) e al contempo sostenere progetti solidali selezionati o scelti dal donatore, della vendemmia 2021. Nella scorsa edizione, oltre 660 000 € sono stati devoluti a 17 cause benefiche. Quest’anno per il progetto, promosso da Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo insieme alla Fondazione CRC Donare e in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, si spera in un rialzo.
È tempo anche di “enoastronomia”
Dopo la raccolta, avviata a tratti in modo irregolare a causa della siccità, è tempo di vendemmia. Le cantine e le vigne si aprono, condividendo saperi e rituali antichi con gli amanti del vino e semplici curiosi. Quest’anno l’edizione di Cantine Aperte in Vendemmia, targata Movimento Turismo del Vino, che si allunga su tutta la nostra penisola, dal Piemonte alla Sardegna, con oltre 1 000 cantine aderenti, sfodera assi dalla manica: non soltanto degustazioni, partecipazione alle fasi della vendemmia e cene in vigna, ma anche un ciclo inedito di “enoastronomia”, per raccontare il mito dietro un rito antico che trova nel cielo guide preziose e appuntamenti importanti: dalla luna piena agli incontri con Giove, Saturno e gli sciami meteorici a fare da sfondo. Lo spazio formativo si arricchisce, inoltre, della collaborazione con Wine in Moderation, l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole.
cantine aperte in vendemmia, il momento della raccolta diventa festa anche per i più piccoli.
il parco dora , sede di terra madre, salone del gusto.
il parco dora , sede di terra madre, salone del gusto.
Il vino tende la mano all’ambiente
Bacco, spirito divino immerso nel proprio tempo, è chiamato a confrontarsi con le complessità degli scenari ambientali ed economici del presente, affrontando tematiche tutt’altro che marginali rispetto a quelle del gusto. Tra le manifestazioni di punta, il Terra Madre, Salone del Gusto di Torino, si rigenera sia nelle vesti (da quest’anno lo storico appuntamento si svolge nella cornice urbana del Parco Dora) sia nei contenuti, con una novità per il mondo del vino: l’Enoteca della Slow Wine Coalition, che riunisce i protagonisti della filiera vitivinicola che nel mondo attuano le best practice produttive in ambito di sostenibilità ambientale e tutela del paesaggio. Favorire la crescita sociale, culturale ed economica delle campagne è oggetto di dibattito. In agenda non mancano appuntamenti con degustazioni e storie di particolari viticolture, come quelle urbane a Barcellona, Vienna e Napoli. E cosa va in scena alla 31° edizione del tanto atteso Merano Wine Festival? La kermesse ideata e cucita dal ricercatore di vini eccellenti in giro per il mondo, Helmuth Köcher, quest’anno si concentra sulla tematica ambientale, passando in rassegna tutti gli attori coinvolti attraverso workshop, incontri e approfondimenti sulle pratiche necessarie perché le aziende siano sostenibili sotto ogni punto di vista. A latere i vini eccellenti, quelli destinati a superare le barriere del tempo, si raccontano attraverso le proprie etichette, che altro non sono che forma e storia di territori e di persone.
terre del Buttafuoco, il potente rosso dell' oltrepò pavese
degustazioni e cibo del territorio all’orange wine festival in australia
tra le vie strette e colorate di eguisheim
Dall’Alsazia all’Australia, via Sofia
Abbiamo infine verificato quel che di interessante Bacco offre anche oltre confine. E puntato sentieri di vini in luoghi molto distanti tra loro – in comune la festosa ebbrezza che i festival dedicati al vino novello riescono a richiamare: così, lungo i 170 km di Strada dei Vini, in Alsazia, a sud di Colmar, vi imbatterete in uno dei festival più amati, celebrato in uno dei borghi più belli di Francia: Eguisheim, piccolo villaggio medioevale al centro di un fazzoletto di terra votata al vino. Ripiegando verso Est, ci siamo lasciati coinvolgere da Plovdiv, a un’ora e mezza da Sofia, nonché una delle migliori destinazioni per il turismo del vino in Europa. Negli ultimi giorni di novembre nel centro storico della città, già capitale della cultura nel 2019, nonché Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco, la parata del vino novello è aperta direttamente da Dioniso. Infine, questa volta cambiando continente, siamo giunti in Australia. L’incontro sbalorditivo si fa nella McLaren Vale, centro vinicolo nel sud del Paese, tra i vitigni più antichi del mondo e scenari visionari. L’azienda vinicola d’Arenberg, produttrice di vini biodinamici, ne detiene il primato dato che al centro della sua vigna ha costruito The Cube, un cubo di specchi dove l’experience passa attraverso diversi livelli: degustazioni, cibo, arte e un museo con fermentatore virtuale. Per chi vuole guardare lontano.