Un Hollywood party tutto nuovo
Nel corso della sua storia, Hollywood ha spesso temuto di vedersi recapitare l’atto di morte del cinema. Nel 1951, l’avvento della televisione aveva spinto il produttore David Selznick a equiparare l’industria cinematografica all’Egitto e alle sue piramidi in rovina “che una tempesta di sabbia farà presto scomparire”. Negli Anni 80, la diffusione del videoregistratore aveva suscitato lo stesso terrore. Nel corso del decennio 2010, invece, è stato Netflix a provocare i sudori freddi. Altro falso allarme, perché mln di spettatori hanno continuato ad andare a vedere nelle sale buie dei cinema Black Panther, Star Wars – Il risveglio della Forza o Once upon a Time… in Hollywood. Dopo la crisi del Covid-19, però, la catastrofe così tante volte scampata stavolta è stata inevitabile. Più di un terzo delle 5 500 sale cinematografiche americane non ha riaperto. Il volume di affari dei gestori è calato del 60%. Cineworld, che possiede 550 multisala negli Stati Uniti, ha incrementato il suo debito di 750 mln di $. E Amc Entertainment ha sborsato 917 mln di $ per cercare di salvare le sue 650 multisale. È in gioco la sopravvivenza delle sale. Andare al cinema diventerà presto solo un ricordo? Il dubbio viene, perché la pandemia ha permesso alle piattaforme di streaming (o Svod, per Subscription Video on Demand) di riempire il vuoto creato dalla chiusura delle sale. Dall’inizio del 2022, Netflix conta 220 mln di abbonati e Prime Video di Amazon 200 mln. The Walt Disney Company ne annovera 118 mln con Disney+ e 43 mln con Hulu, WarnerMedia quasi 100 mln con Hbo/Hbo Max eDiscovery, e Apple Tv+ 50 mln. Questi nuovi giganti rimpiazzano gli studios storici di Hollywood – soltanto Disney c’è ancora, visto che Amazon ha riacquistato la Mgm nel 2021, Warner Bros è controllata da Att dal 2019 e 21st Century Fox da Disney dal 2017. Per proporre ai loro abbonati di guardare da casa le ultime novità, i cosiddetti giganti hanno abolito la regola che vuole che un film esca prima nelle sale, poi tre mesi dopo su Netflix, Disney+ o Hbo Max… Nel 2021, Warner Bros ha anche lanciato 17 film (tra cui Dune, Matrix 4…) al contempo su Hbo e al cinema, cosa che cannibalizza la vendita dei biglietti. La strategia degli studios consiste nel non scommettere più sugli ingressi in sala. Di qui il processo intentato da Scarlett Johansson a Disney. Nel 2021, la diffusione di Black Widow in contemporanea nelle sale e sulla piattaforma Disney+, senza rispettare i tre mesi di esclusiva nei cinema, avrebbe fatto crollare il cachet della star, indicizzato sul box-office delle sale. Altro fattore limitante dell’uscita nei cinema a livello mondiale: la chiusura progressiva del mercato cinese ai film americani. Pechino privilegia i successi locali «che elogiano il partito, la patria e il popolo» e ha steso una lista di registi proibiti, come Chloé Zhao, Oscar per Nomadland e che ha siglato nel 2021 Eternals per Disney.
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A Hollywood, le sedi di studios storici affiancano quelle delle piattaforme come netflix, warner media
I culver studios di amazon
L' interno dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences Museum di Renzo Piano.
Un’esclusiva alla settimana
La metamorfosi dell’industria del cinema ha altre conseguenze. La riuscita di un film si misura spesso sul prezzo al quale i suoi diritti di distribuzione sono stati acquisiti da una piattaforma di streaming. Borat 2 è stato acquistato da Prime Video per 80 mln di $ in esclusiva, e così l’uscita in sala prevista con Universal è stata annullata. Prime Video ha pagato 200 mln di $ per diffondere The Tomorrow War nell’estate 2021. Inoltre le piattaforme di Svod producono film e serie. «Tutti costruiscono nuovi teatri di posa a Los Angeles per accrescere il loro ritmo produttivo», si felicita Paul Audley, presidente di FilmLA. Da Disney, 80 dei 100 progetti lanciati nel 2021 sono riservati allo streaming su Disney+. «Quest’anno, film importanti come Pinocchio, con Tom Hanks, o Peter Pan & Wendy, con Jude Law, probabilmente non usciranno in sala ma in esclusiva su Disney+, come nel caso di Mulan nel 2020», sottolinea Kevin Tran, autore di The State of streaming 2021 di Variety Intelligence Platform. Obiettivo: offrire almeno un’esclusiva (film o serie) a settimana ai loro abbonati, prodotta o comprata. Prime Video vi aggiunge repliche sportive (football americano e hockey negli Stati Uniti, Ligue 1 in Francia, cricket in India…), e lo stesso fanno Disney+ e WarnerMedia. Netflix preferisce orientarsi verso la creazione di videogiochi, con un occhio allo sviluppo del metaverso, che farà convergere la vita fisica e digitale degli “spettatori-attori”. Di qui le spese da capogiro per i contenuti originali: 30 mld di $ per Disney nel 2021, tra 17 e 23 $ per gli altri tre membri della “banda dei quattro”, secondo Wells Fargo. Solo Netflix, però, ha ottenuto (piccoli) profitti, Disney+, WarnerMedia, Prime Video e Apple TV+ investono a fondo perduto per gonfiare gli abbonati. Secondo Kevin Tran, «la crescita degli investimenti e il rallentamento della progressione del numero di abbonati ritarda il giorno in cui le piattaforme di streaming realizzeranno profitti. Per esempio, il 2025 nella migliore delle ipotesi, per Hbo Max». Sul versante produzione, questa nuova Hollywood – modo di dire, perché la sede di Netflix è a Los Gatos, vicino a San Francisco, quella di Prime Video a Seattle, e quella di WarnerMedia a New York, anche se la produzione è a Los Angeles – è dunque più attiva che mai, ma nel complesso deficitaria. Dà la priorità alla serie per i contenuti innovativi. Quanto ai film più attesi, presenta gli eroi tradizionali: Batman, Indiana Jones, Thor, Doctor Strange, così come i protagonisti di Star Wars e di Avatar. Ma sul versante distribuzione, le sale sembrano condannate, almeno negli Stati Uniti. Secondo l’agenzia di sondaggio Magid, un americano su sei è già abbonato a cinque piattaforme di streaming…