Seul, la capitale “cool”
Con una popolazione di quasi dieci milioni di abitanti intra-muros e di più di 27 mln se si considera la sua area urbana – più della metà della popolazione sudcoreana –, Seul si classifica al settimo posto tra le più grandi metropoli del mondo. La notevole concentrazione che la caratterizza è sempre stata un elemento importante nella pianificazione del suo spazio urbano. In effetti, la metropoli ha sempre giocato un ruolo predominante a partire dal XIV secolo quando, sotto la dinastia Yi, diventa la capitale del Paese. Durante il periodo della colonizzazione giapponese, dal 1910 al 1945, Seul non perde d’importanza. È all’inizio degli Anni 60, dopo la guerra di Corea (dal 1950 al 1953), che la sua popolazione cresce e raggiunge la sua potenza politica e socioeconomica. Sono gli anni del “miracolo del fiume Han”, nel corso dei quali la Corea del Sud passa da una condizione di Paese in via di sviluppo a quella di Paese sviluppato. L’aiuto americano è determinante negli Anni 60 e 70, quando Seul diventa la vetrina dell’industrializzazione e della modernizzazione. È stata il cuore pulsante delle attività economiche e della concentrazione di ricchezze della Corea del Sud durante tutto il XX secolo, dominando tutti i mercati finanziari del Paese. Negli Anni 90 la concentrazione delle attività finanziarie presenti è in media tre volte superiore al livello di concentrazione demografica. È soprattutto nella Capitale che si trasferiscono le sedi sociali storiche dei conglomerati conosciuti a livello mondiale, i famosi chaebol, che sono, fra gli altri, Samsung, Lg o ancora Hyundai. Nell’ultimo mezzo secolo la Corea del Sud ha conosciuto una crescita e una integrazione nell’economia mondiale eccezionale, anche se, dagli Anni 2000, questa curva ha rallentato la sua crescita in seguito alle ripercussioni della crisi finanziaria asiatica del 1997 o delle scelte del governo, come l’adozione di una politica di massiccio indebitamento dagli Anni 70. Il Paese, tuttavia, resta un esempio di industrializzazione e democratizzazione virtuosa nella storia contemporanea. Nel 1996, infatti, è diventato membro dell’Ocse ed è tra i membri fondatori del G20, nato nel 1999. «Seul si è sviluppata in due parti, il cui confine è il fiume Han», spiega Hyunjoon Yoo, architetto. Che prosegue: «C’è Gangbuk, a nord di Han, la città più antica, e Gangnam, a sud, che si è sviluppata negli Anni 70 e 80, nel momento in cui la metropoli prendeva forma e il territorio si estendeva considerabilmente. È lì che le classi medio-alte e agiate si sono insediate. Queste due parti della Capitale non possono essere più opposte nella loro disposizione. La parte di Gangbuk è organizzata in maniera molto organica attorno a vie strette ed edifici poco sviluppati in altezza, testimoni di un’epoca in cui l’automobile ancora non esisteva, il sistema “ondol” prevaleva, ossia il riscaldamento tradizionale a pavimento, e l’ascensore o la caldaia non erano ancora stati importati».
il deoksugung palace è stato residenza reale fino all’occupazione giapponese del 1910
la seul metropolitan library, ex municipio, sormontata dalla sua extension in cristallo
la statua di re sejong in piazza gwanghwamun.
Alloggi standardizzati
A Gangnam, i quartieri residenziali storici testimoniano della rivoluzione abitativa degli Anni 70, quando per fronteggiare la densità urbana della Capitale e accompagnare lo sviluppo economico, un prototipo unico di appartamento viene concepito dal governo per poter essere duplicato rapidamente e in massa. È l’era dei gruppi di immobili identici e delle strade a più corsie per le macchine. «Gli appartamenti sono tutti standardizzati», spiega Hyunjoon Yoo, «una superficie di 80 mq per una famiglia di quattro membri, due genitori e due bambini, in edifici di 12 piani. All’epoca, l’importante era seguire il ritmo dello sviluppo, e questi immobili non sono stati sempre costruiti per durare. È per questo che a Seul non si fanno problemi a demolire tutto, a fare tabula rasa per poi ricostruire. L’attitudine all’architettura è radicalmente diversa da quella europea». Città di contrasti per eccellenza, Seul a livello visivo può depistare gli osservatori stranieri. Negli interstizi delle grandi vie dove si innalzano grattacieli in cemento di ieri ed edifici in vetro e acciaio di oggi – due varianti sui moduli architettonici della modernità contemporanea – si trovano ancora viette strette al punto tale che uno scooter riesce a malapena a infilarsi. Centri commerciali giganteschi sorgono a fianco di minuscoli negozi che vendono un solo tipo di prodotto. Le nuove generazioni e gli impiegati di alto livello si riversano dinamici in mense “mono-piatto” senza tempo per un vero e proprio pranzo; oppure, di sera, si ritrovano in strada sotto i tendoni in plastica degli stand per un bicchiere di soju (alcol di riso). Re Sejong il Grande, eroe nazionale della dinastia Joseon (XV secolo) – immortalato sul suo trono di bronzo – con lo stesso sorriso imperturbabile, guarda sfilare le manifestazioni su piazza Gwanghwamun, nel cuore di Seul. Non lontano, si scorgono le magnifiche architetture tradizionali dei palazzi Gyeongbokgung e Changdeokgung, costruiti nel XIV e XV secolo. Monumentali e policromi, attirano molti turisti, riconoscibili dalle imitazioni di hanbok che indossano – gli abiti tradizionali coreani –, affittati per qualche ora in uno dei numerosi negozi di attrazioni nelle vicinanze. «Sembra che i coreani siano a proprio agio con i cambiamenti radicali», spiega Hyunjoon Yoo. Che prosegue: «Non si fanno problemi per lo choc dei generi o delle estetiche. Ci sono sempre conflitti che avrebbero potuto essere insormontabili altrove, ma che qui da noi ho l’impressione siano l’elemento specifico che rende la nostra società così dinamica».
lotte world: un parco a tema coperto, un mall, luxury hotel, musei, cinema
nowon light garden, vicino alla vecchia stazione di hwarangdae, ormai scomparsa
hangang art park: arte lungo il fiume han.
Usare le app coreane
Se si vuole visitare Seul e la Corea del Sud, è consigliabile scaricare qualche app fondamentale senza le quali l’organizzazione di un viaggio e la navigazione nella Capitale diventano impossibili. Qui, si dimentica WhatsApp o Google, e li si sostituisce con Kakao e Naver. Fungono da chat online (KakaoTalk), Gps (KakaoMap o Naver Map), strumento di pagamento (KakaoBank), traduttore (Naver Papago) o motore di ricerca (Naver). Queste piattaforme di successo si sono sviluppate durante l’ultimo decennio, in un ecosistema atto a mantenere un vivaio nel settore dell’elettronica e delle tecnologie dell’Internet sulla scia di mastodonti come Samsung o Lg. In effetti, la produzione manifatturiera di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) genera il 7% del Pil nazionale. Nel 2020, la Corea del Sud ha prodotto quasi 290 mld di $ di cellulari, pc, schermi Lcd o a semi-conduttore, di cui 189 mld di $ sono stati esportati. Il Paese è il terzo produttore mondiale di dispositivi Ict, dietro alla Cina e agli Stati Uniti. Il settore degli Ict rappresentava, nel 2018, il 10,3% del Pil, ovvero il livello più elevato tra i Paesi dell’Ocse. Questo ecosistema ha anche permesso l’emergere di imprese legate all’economia Internet, i cui protagonisti si ritrovano in ambiti come la fintech (KakaoBank, Naver Financial), l’e-commerce (Coupang) o ancora i videogiochi (Nexon). Lanciato nel 1999, il motore di ricerca Naver è oggi primo sul mercato coreano. Naver Corporation, società madre, ha in seguito sviluppato tutto un universo di servizi diversificati che le ha permesso di raggiungere un volume di affari di 4,6 mld di $ al termine del 2020. La sua impressionante sede, battezzata 1784 e realizzata a sud di Seul – nella regione di Gyeonggi – è stata inaugurata l’estate scorsa, proprio a fianco della sua gemella Green Factory, ancora in fase di rinnovo. «Durante gli ultimi 20 anni, Naver si è sviluppata e diversificata online», spiega In-hyeok Kim, ricercatore alla testa del gruppo robotico del Naver Labs. Che racconta: «Naver Labs ha cominciato come dipartimento di ricerca e sviluppo interno, prima di diventare, nel 2017, un’entità propria per affrontare meglio la competitività globale. Il suo obiettivo è di creare la piattaforma del futuro, permettendo di connettere persone, spazio e informazione grazie alle tecnologie più avanzate». Tra i principali ambiti di ricerca, si trova la robotica, l’intelligenza artificiale (AI), la realtà aumentata (AR) e ovviamente la tecnologia 5G. L’edificio 1784 è stato anch’esso concepito per fungere da banco di prova a grandezza naturale di tutte le tecnologie sviluppate; inoltre, è diventato il primo ambiente in cui 5 000 impiegati coabitano con un centinaio di robot. Al primo piano si trova un caffè Starbucks. L’originalità di questa insegna americana è che qui la consegna nei diversi spazi e sale riunioni è assicurata da robot battezzati Rookie. Navigano tra i 28 piani grazie a un Roboport, un ascensore concepito esclusivamente per loro, mentre il sistema Arc (AI, Robot, Cloud) li controlla a distanza: si tratta di un servizio di intelligence unico che si basa sulle tecnologie del cloud e della rete 5G e che svolge il ruolo di cervello comune per tutti i robot presenti nell’edificio. «Il nostro obiettivo è di far entrare Seul nella top 5 delle città del mondo più attrattive», spiega Chang-gyu Kim, direttore del servizio di Pianificazione urbana all’interno dell’amministrazione comunale di Seul.
sevit: isola artificiale sul fiume han per eventi, conferenze, cene in ristoranti italiani.
camerieri robotici al naver hq starbucks
Hyundai motor, la mostra habitat one: sustainable shelter: treeone, stampa in 3d riprodotta in video da AI
Che aggiunge: «Tra i progetti faro, lo sviluppo di un quartiere d’affari internazionale a Yongsan, situato a nord di Han. Puntiamo al ripristino di un ex deposito con la manutenzione di circa 500 000 mq affinché possa accogliere imprese internazionali, laboratori di ricerca e di sviluppo o di intelligenza artificiale. L’obiettivo è di farne un hub strategico in tandem con l’Isola di Yeouido, specializzata nel settore finanza e banche d’investimento, e l’Isola di Nodeul, orientata alla cultura dal 2019». Oggi decima potenza economica mondiale, la Corea del Sud attesta la sua presenza a livello internazionale e dagli Anni 90 approfitta delle ricadute positive legate al fenomeno culturale dell’ondata coreana (Hallyu). Dapprima limitata al continente asiatico, l’esportazione della cultura popolare coreana non ha smesso di internazionalizzarsi e di diversificare i suoi prodotti. I suoi film sono premiati all’interno di competizioni internazionali, le sue serie televisive di successo si possono vedere su piattaforme come Netflix, la sua musica è presente su YouTube e l’interesse per la sua cucina o la sua arte non ha smesso di crescere. Nella misura in cui aumenta la popolarità dei suoi prodotti culturali, l’ondata coreana diventa un soft power sempre più decisivo, soprattutto dal punto di vista politico e diplomatico. Non c’è, in effetti, niente di più efficace del potere culturale per trasformare l’immagine internazionale di un Paese.