Reasoned Art, i messaggeri della rivoluzione digitale
«Lo scorso weekend ero a Mantova, e quando ho visitato la Sala dei giganti di Palazzo Te, con i dipinti su tutte le pareti e l’architettura che scompare, ho pensato che era proprio – come diciamo oggi – una mostra immersiva: Giulio Romano voleva portarci in un’altra dimensione, che è lo stesso scopo della realtà virtuale. La tecnica evolve, ma il fine non cambia». Dall’affresco al digitale il passo è breve per Giulio Bozzo, 26 anni, fondatore di Reasoned Art, prima startup italiana a essersi occupata di criptoarte con l’obiettivo di collegare il mondo tangibile del cosiddetto offline (mostre fisiche, eventi, workshop) a quello impalpabile dell’online (piattaforme di vendite, tecnologia blockchain e token Nft). «Il progetto nasce mentre studiavo Beni culturali a Genova», ci racconta: «Ho iniziato ad appassionarmi agli artisti che postavano le loro opere su Instagram, un movimento sempre più grande che però non trovava riscontro nel mercato. Così ho iniziato a pensare a come fosse possibile valorizzare questo fenomeno. A fine 2019 ho scoperto il mondo della blockchain e degli Nft, e con Andrea Malech, l’altro socio, abbiamo creato la nostra start up. La valorizzazione che interessa a noi è prima di tutto culturale, e solo in seguito economica». Reasoned Art – che ha la sua sede operativa al Milano Luiss Hub for marker and students – si muove lungo tre direttrici. La prima è quella che più si avvicina alle modalità di lavoro delle gallerie tradizionali: dalla selezione degli artisti su scala nazionale e internazionale alla presentazione pubblica, fino alla vendita delle opere, che in questo caso avviene sul proprio marketplace – una piattaforma elettronica – tramite Nft. «Finora abbiamo organizzato 11 eventi molto diversi tra loro», spiega Giulio, «dalle mostre esposte su grandi schermi alle stazioni di Roma e Milano alla proiezione di opere sui palazzi». Il secondo campo di manovra è quello da loro battezzato Monuverse, che investe il patrimonio di monumenti ed edifici storici «rivissuto» attraverso le potenzialità della digital art e del Web 3.0. L’aspetto più vistoso di Monuverse sono gli eventi dal vivo, inaugurati a cavallo tra il 2021 e il 2022 con AI Dataportal_Arch of Light, scultura di dati concepita dal collettivo Auchh, che ha avvolto di luci ed effetti ottici l’Arco della Pace di Milano per «trasferirlo» nel Metaverso. L’esperienza si è poi ripetuta a Roma (con un’opera sul Pantheon interconnessa in tempo reale a una speciale esibizione dell’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia) e a Verona (con Palazzo Maffei come location): «È quello che ci piace fare», commenta Giulio, «adottare un approccio multidisciplinare incrociando la tecnologia, le arti, la scienza, la storia, la moda…». Ultima direttrice: le collaborazioni con brand e aziende, che hanno messo in relazione i nomi della creatività emergente con le strategie di marchi come Adidas, Bulgari e Pasqua Vigneti e Cantine. In questi giorni, Reasoned Art è presente con il suo stand a un(fair) – scritto così, tutto minuscolo –, che fino a domenica 5 occuperà gli spazi milanesi del Superstudio Maxi di via Moncucco. L’idea e la voglia di una kermesse lontana dai canoni consueti di questo genere di manifestazioni (da qui il claim “la fiera-non fiera” coniato dal team organizzatore) è di Manuela Porcu (classe 1986) e Laura Gabellotto (1984), rispettivamente ex direttrice ed ex fair manager di Affordable Art Fair Milano, format internazionale dedicato all’arte «accessibile» che la città ha ospitato per dieci anni. «Ci hanno contattato loro», spiega Giulio, «e ne siamo felici, perché insieme ci indirizziamo a un pubblico nuovo, meno “pomposo” rispetto alla solita platea di collezionisti o di appassionati chiusi nella loro torre d’avorio: un pubblico giovane che già fruisce di arte sui social e che ora ha un proprio spazio». Nel suo stand, Reasoned Art presenta i lavori firmati da (ab)Normal, Alvar Aaltissimo e City Maybe, tre nomi della scena italiana le cui opere digitali sono associate alle tre tipologie di biglietti Nft che la fiera ha voluto mettere in vendita al fianco dei ticket tradizionali. L’acquisto di questi biglietti garantisce una serie di benefit correlati al valore delle opere, come accessi privilegiati, visite guidate, cocktail e molto altro. I prezzi: 50, 500 e 2.500 euro, per un biglietto che in quest’ultimo caso garantisce sia un’opera in edizione singola sia la cena in fiera e un personal driver. «Molti identificano gli Nft come una moda da cavalcare», continua Giulio, «e in questa prima fase il mercato dell’arte digitale è stato dominato dal trading. A noi, però, sta a cuore il valore intrinseco di queste creazioni, non la diversificazione dei portafogli. Dobbiamo adottare una prospettiva più ampia e comprendere che siamo agli inizi di una grande, grande rivoluzione». Nell’attesa della grande rivoluzione, Reasoned Art continua la sua missione e si prepara alla Design Week, la settimana del Salone (e del Fuorisalone) del Mobile in cui Giulio e compagni si occuperanno di un nuovo progetto: il palinsesto a ciclo continuo di una video-esposizione, fruibile durante tutta la manifestazione su un grande schermo a Led (14 metri per 8) collocato presumibilmente in Piazza Duomo.