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Passioni arcane: nell’era dell’IA, i Tarocchi si rivelano una pratica divinatoria ancora diffusa

Prima o poi doveva succedere. La fenditura nel sottosuolo dai cui vapori esalava il sintomatico mistero della parola arcana non abita più gli echi del mito greco del Tempio di Delfi dedicato ad Apollo. Smessi i panni dell’ambiguo e del contraddittorio – la lingua tipica dell’Oracolo – la divinazione emigra oggi nell’etereo regno della rete su piattaforme basate sull’intelligenza artificiale che promettono di vaticinare benché non siano (per il momento) in grado di discernere le sfumature della parola. La motivazione è ovvia: la consultazione di Tarocchi e ora- coli con l’AI non può rendere la variopintarienza di un consulto personalizzato con- dotto da un essere umano esperto soprattutto in presenza. E non può neppure sfiorare le note dei colori e di significati che, soggettivamente, scaturiscono dalla connessione tra consultante e lettore. Pionieristicamente, c’è anche chi, abbandonati i versi con cui la Pitia (o Pizia) – nell’antica Grecia era chiamata così la Sacerdotessa del mistero – traduceva i responsi dell’oracolo per i questuanti, ha dato il via a un’esplorazione inedita del complesso mondo di archetipi racchiuso nei Tarocchi. Immersiva ed esperienziale è la dimensione in grado di compiere un atto rivoluzionario: grazie alle potenzialità della realtà virtuale, incarnare con il proprio corpo il simbolismo degli arcani è oggi possibile. Con l’obiettivo di creare uno strumento di autoguarigione, Justus Harris, classe 1990, artista originario del North Carolina residente a Berlino, ha aggirato la barriera che separa la dimensione esoterica – per sua natura inafferrabile – dal mondo fisico. Profondo conoscitore dei Tarocchi ed esperto di nuove tecnologie, ha creato The Meta Alchemist Tarot, aprendo le porte di una nuova dimora per i loro archetipi: il Metaverso.

gli autonomic tarot post punk di david keenan e sophy hollington (rough trade books).

Immersi nel Metaverso

Anni di intenso studio e training nel mondo degli arcani, incluse quelle connessioni magiche di saperi affini come l’astrologia, l’arte della narrazione e della ritualistica presso la School of the Art Institute di Chicago, hanno condotto Justus verso un sentiero inaspettato: quello che unisce tecnologia e benessere. Dare un corpo al mondo delle percezioni sensoriali ed emotive insite nei Tarocchi è diventata così un’idea basata su fondamenta solide. «Ho dedicato oltre 20 anni della mia vita ad approfondire il significato che si cela dietro il simbolismo dei Tarocchi», precisa Justus. Che prosegue: «Sono stati un sostegno durante le diverse fasi della mia vita. Mi hanno aiutato a comprendere il mondo che mi circondava e offerto speranza quando necessario». Sulla base della propria esperienza e visione del mondo si è fatto strada il progetto del Meta Alchemist Tarot Experience, parte di un complesso eppure quanto mai immediato sistema di arti visive creato allo scopo di riconnettersi e agganciarsi all’autentica visione di se stessi. Era il 2021 quando l’esperienza dei Tarocchi in modalità virtuale è stata condivisa negli Stati Uniti e in Europa e, ancora oggi, funziona così: prima ancora di indossare il dispositivo Vr, avviene la let- tura dei Tarocchi: «Può sembrare bizzarro, ma il passaggio che porta da una lettura convenzionale al mondo virtuale può creare qualche tentennamento da parte del consultante. Il mio ruolo è condurre come un facilitatore questi esploratori nel Metaverso – dove gli archetipi si animano di vita propria – innanzitutto rassicurandoli». Effettivamente, la grande percezione del movimento che pervade l’approdo nel Metaverso è spesso fonte di stupore. Le energie incarnate dagli arcani maggiori – che la tradizione classica delle carte da gioco ha anche chiamato “Trionfi” e definito, in 21 carte più un numero zero che da sempre rappresenta un’incognita attraverso le eccentricità della figura del Matto – si presentano attraverso l’arte dal carattere for- temente contemporaneo creata da Justus: un modello strutturato su influenze estetiche pagane e tecnologiche. È un potere trasformativo quello a cui invitano gli arcani di questa tarot experience: l’Imperatrice, per esempio, raffigurata come albero dalle radici profonde, sollecita a incarnare il proprio potere femminile. È a quest’unione fisica e mistica che punta l’arcano: l’apertura del terzo occhio in quell’apparente luogo fuori posto – il tronco d’albero – è un richiamo al sesto chakra, l’anjachkra in sanscrito, quella porta di accesso alla coscienza superiore che la tradizione esoterica, nelle sue espressioni classiche come nei tarocchi Rider Waite Smith ripone sul capo dell’Imperatrice con una corona composta da stelle. Le qualità dell’arcano, fertilità e creatività, solo per citarne alcune, si presentano come rapso- dia in azione di colori e simboli: come i semi germinano trasformandosi in piante, sollecitano a perseguire nel proprio cam- mino di evoluzione. Salire sul Carro, in- vece, in virtù del principio di autodeterminazione a cui tende l’arcano numero sette, è espressione di volontà tesa a proseguire il viaggio alla scoperta o al recupero del sé. Anche l’esperienza del Metal Alchemist Tarot ha seguito quel necessario processo di trasformazione che sta alla base della creazione: nel 2023 ha compiuto un ulteriore salto e dalla dimensione esperienziale nel Metaverso è diventato mazzo di Tarocchi. Moon Ar- cana è il suo nome e Justus si è avvalso della collaborazione del graphic designer Jess Wilder e di Karelia Malin per il copyediting: «Non si tratta di una semplice replica dell’esperienza virtuale», spiega. E aggiunge: «Il mazzo, che comprende solo gli arcani maggiori, incanala le energie dell’unico satellite naturale della terra che sembra influenzare, attraverso le vie sottili, le vite di molte persone, compresa la mia». Moon Arcana esplora, infatti, la materia del subconscio grazie alla governatrice del sogno e delle paure: la Luna. Quel che sicuramente aggiunge questa creazione alla canonica narrazione è la sinergia della Luna con la simbologia dei Tarocchi.
Il risultato ha un forte impatto emozionale: colloca il consultante nello spettro energetico associato alle introspettive fasi lunari. E sempre un po’ come faro per i naviganti della rete, Justus continua a sperimentare, unendo la spiritualità alle scienze, creando armonia attraverso l’arte con un nuovo progetto The Creative Counterbalance, facendo dell’interazione con il suo pubblico dalle pagine del suo sito (justusharris.com)

Dal caos al cosmo, tra sacro e profano

È così che potrebbe essere nato il viaggio del Matto, l’arcano numero zero. Forse per propagazione e sulle ali della fantasia, scaturendo da un prodigioso Big Bang. Senza una direzione precisa, il Matto è privo di una coscienza organizzata. Sol’energia travolgente di un impulso alla vita. Ma prima che il suo viaggio, dalla gestazione alla nascita, ce lo consegni attraverso l’iconografia di un archetipo, è bene fare due passi indietro: come e dove nascono i Tarocchi? Si può rispondere, con il beneficio del dubbio, che nascono, probabilmente traendo ispirazione, dalle carte da gioco che iniziarono a diffondersi con una certa rapidità in tutta Europa – la cui prima traccia è segnalata a Firenze nel 1377. Queste Naibi, composte da 50 carte le cui figure erano suddivise in gruppi di dieci, collegate tra loro, avrebbero ispirato i Tarocchi, un mazzo composto da 56 carte di seme italiano o francese e i cosìddetti 21 Trionfi più la carta numero zero. Sotto questa veste di intrattenimento giungono a noi quel che resta dei tre mazzi più antichi che furono realizzati in Lombardia per le famiglie Visconti e Sforza. Sul finire del XVIII la svolta: gli studi sulle filosofie dell’occulto del massone Antoine Court de Gébelin e l’ardore per i Tarocchi di Jean-Baptiste Alliette, ex fabbricante di parrucche conosciuto con lo pseudonimo di Etteilla, traghettano i Tarocchi dalla dimensione sacra delle scuole misteriche, che ne studiavano il simbolismo come forma di sapere iniziatico, a quella profana, come forma oracolare per predire il futuro. Il primo collegò i Tarocchi all’antico Egitto; al secondo si deve, invece, l’avvento di una parola che segna l’approdo di questo mondo occulto negli strati più diversi della società: cartomanzia. Alle connessioni tra correnti mistiche ed esoteriche, che tanto hanno contribuito alla scrittura della storia delle idee, e il variegato mondo degli artisti, si devono dalla fine del XIX secolo le creazioni dei mazzi diventati dei classici della tradizione: Oswald Wirth, lo studioso svizzero ne arricchì il simbolismo influenzato dagli studi ermetici di Éliphas Lévi, l’esoterista francese che ha dato forma all’occulto nel XIX secolo. E ancora l’americano Arthur Edward Waite, che, grazie all’arte di Pamela Colman Smith, creò un mazzo moderno sebbene fortemente influenzato dagli insegnamenti esoterici dell’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata. La svolta, in quella che possiamo definire la scuola inglese dei Tarocchi, avviene negli Anni 40 del ’900, con la pubblicazione deione tra Aleister Crowley, che per como- dità definiamo esoterista, e la pittrice Lady Frieda Harris. Si può affermare, senza timore di smentita, di trovarci di fronte a una creazione dalla simbologia complessa e profonda, in grado di raccon- tare la parabola dell’uomo, affondando radici nel substrato della magia e dell’a- strologia, dell’alchimia e della Cabala, della mitologia celtica che, dal Mediterra- neo, giunge al misterioso mondo della magia dell’Antico Egitto. Già negli Anni 30 del ’900, d’altronde, Carl Gustav Jung – fondatore della psicologia analitica, al- lievo “ribelle” e collega di Sigmund Freud – fornì un grande assist alla popolarità dei Tarocchi, intravedendo negli arcani mag- giori un inconscio collettivo che definiva come immagini degli archetipi custoditi nella coscienza dormiente dei singoli. Non un campo di ricerca privo di fascino per il padre della psicologia analitica, il cui concetto di sincronicità gli fu ispirato proprio dai I Ching, l’oracolo per eccellenza della tradizione taoista cinese.

Il viaggio dell’eroe in 78 carte

Sotto la guida delle due vie, sacra e profana, il Matto si è avventurato con passo veloce nel mondo: affinando i suoi talenti, come insegna l’arcano del Mago, la carta numero uno dei Tarocchi, partendo alla agli Anni 60 fino a oggi, le 78 carte dei Tarocchi, composti da arcani maggiori e minori – dalla scuola francese, con i classici marsigliesi, fino alla scuola inglese, hanno finito per pervadere, ispirare e for- giare i diversi vasi comunicanti della cultura: letteratura e fumetti, musica, arte, cinema, moda, design, divenendo parte di un fenomeno di costume non meno d’élite che popolare. Andy e I Velvet Under- ground, Salvador Dalì, Niki de Saint Phalle, Christian Dior, Neil Gaiman, Alan Moore, non ultimo Johnny Depp, sono solo i rap- presentanti più noti che ne hanno subito il fascino. Ciascuno con la propria visione, ciascuno con la propria ispirazione ha offerto l’interpretazione della parabola della vita. In questi ultimi anni il viaggio del Matto si è ulteriormente evoluto, spaziando dalla dimensione ermetica a una vasta e inclusiva, sfidando, come sempre, il senso del comune pensiero, facendosi anche portavoce di temi caldi per la società del nostro tempo, come quello che parla alla pancia dell’Occidente in termini di diritti e di identità. Ha anche ispirato degli insospettabili. Come Ferenc Pintér, l’illustratore e pittore italo-ungherese, che per oltre 30 anni con la magnificenza della sua arte, creò il volto, con le sue copertine, di intere collane che hanno fatto la storia dell’editoria in Italia. Il suo contributo, squisitamente surrealista, è un viaggio nelle alte sfere dell’immaginazione. «Mi ci è voluto del tempo per convincere Pintér a creare un mazzo di Tarocchi», dice Pietro Alligo, fondatore, presidente nonché direttore artistico de Lo Scarabeo, la prima casa editrice italiana che dal 1987 pubblica mazzi di Tarocchi e non solo, esportandoli in tutto il mondo, a cominciare dagli Stati Uniti: «Era un artista straordinario e molto pragmatico, Pintér, lontano dal mondo esoterico. Eppure ci ha consegnato un’opera dalla stupefacente tecnica e potenza visiva». Ogni anno Lo Scarabeo pubblica almeno dieci mazzi di Tarocchi inediti e altrettanti sei mazzi Oracolari. Tra i grandi classici, i più richiesti sono i tarocchi di Arthur Edward Waite e Pamela Colman Smith, e i Marsigliesi, mentre tra i mazzi d’arte, il best seller in assoluto si conferma il Golden Art Nouveau Tarot di Giulia F. Massaglia, con 10 000 copie vendute ogni anno. Il viaggio del Matto ap- pare inarrestabile, e oggi la rigidità del passato, quella che presentava le due vie, sacra e profana come parallele, sembrano intersecarsi di tanto in tanto, senza dover scomodare il dibattito, perché forse ha fatto davvero il suo tempo. Interessanti, invece, gli scenari sperimentali, come paesaggi simbolici evolutivi cui approda la creatività esposta all’influenza dei tarocchi. Il Matto del mazzo degli Autonomic Tarot, per esempio, frutto della collaborazione tra lo scrittore David Keenan e dell’artista e illustratrice Sophy Hollin- gton, parte da una premessa inconfutabile: il suo viaggio è un punto di partenza personale e soggettivo, al di là del fatto che sia ispirato dallo stesso romanzo scritto da Keenan (To Run Wild in it, Rough Trade Books, 2019) quindi si presenta sotto sembianze dissacranti di tre streghe in cammino. Il processo di stampa del mazzo è frutto dell’arte a rilievo della linoleografia dell’artista britannica, il cui immaginario mondo arcano tesse la trama del folklore del passato e futuro insieme, con uno stile visivo dirompente dagli echi punk e insieme gotici. In quest’ottica sperimentale l’arcano della Stella, carta che segue il crollo della Torre (arcano XVI), sembra accogliere e proteggere il dritto e il rovescio del simbolismo introdotto da Marco Nizzoli, nel mazzo L’incantatrice dei sogni, dove rappresenta l’astro notturno con il suo doppio. E due stelle stanno a vegliare sul principio che sta alla base dell’intero viaggio: conosci te stesso. 

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