
Oltre l’Adriatico, Albania nascosta
Spiagge di sassi fini, calette protette, insenature rocciose, fiumi incontaminati e natura lussureggiante. Siamo in Albania meridionale. Tra le destinazioni emergenti europee, il Paese negli ultimi anni ha attratto turisti da tutto il Continente. In pochi, qualche anno fa, l’avrebbero immaginato. Non è il mare, però, la destinazione del nostro viaggio, bensì l’entroterra dove trovare atmosfere, paesaggi e cultura dell’Albania autentica. Dalla capitale Tirana occorrono circa due ore tra incantevoli paesaggi collinari per raggiungere Berat. A dominare la zona e ad accompagnare durante il viaggio, c’è l’imponente monte Tomorr. È una montagna sacra, non solo per la leggenda legata alla sua origine, ma anche perché è il luogo dove ogni anno, a fine agosto, si riuniscono in pellegrinaggio i fedeli bektashi. Sono una confraternita islamica di derivazione sufi fondata nel XIII secolo, ancora oggi diffusa in tutta la penisola balcanica e in Turchia. Quanto alla leggenda legata all’origine della città – come tutte le leggende balcaniche – è tragica: due fratelli, Shpirag e Tomorr, innamorati della stessa ragazza, combatterono fino alla morte. Tomorr impugnava una spada, Shpirag rispondeva con un mazzafrusto. Dalla loro storia, sono nati i monti tra cui è incastonata Berat: lo Shpirag, che sembra tagliato a fette, e il monte Tomorr con grandi fosse. La fanciulla, triste per la sorte dei due fratelli, versò numerose lacrime che dettero vita all’Osum, il fiume che divide la città. Berat, incastonata nel centro-sud del Paese, dal 2008 è nella lista dei Patrimoni dell’umanità e non è difficile capire il perché. Casette tradizionali dai tetti marroni e facciate bianche, forate da punti luce che le hanno valso il soprannome di “città dalle finestre sovrapposte”, stradine labirintiche e piazzette nascoste. Oltre al valore architettonico, è l’armonia tra fedi differenti l’altra ragione per cui l’Unesco ha incluso Berat nella lista dei suoi tesori. Qui, moschee finemente decorate del ’400 fiancheggiano chiese ortodosse del ’300. E passeggiando tra le viuzze si viene avvolti dal richiamo del muezzin e dal frastornanete rintocco delle campane. A tutto ciò, si aggiunga la storia degli ebrei salvati dagli albanesi durante la Seconda guerra mondiale raccontata nel piccolo Museo Solomon. Il piccolo Paese balcanico, allora a maggioranza musulmana, riuscì laddove tutti gli Stati europei fallirono: al termine del conflitto, il numero di ebrei in Albania era di dieci volte maggiore rispetto all’inizio. Fermatevi a contemplare gli affreschi della moschea degli Scapoli, un tempo frequentata da garzoni in cerca di moglie, o i capolavori del maestro della pittura Onufri, nell’omonimo Museo della Chiesa della Dormizione di Santa Maria, per salire infine in cima al castello di Berat e alla omonima chiesa bizantina della Santa Trinità.

tepelenë, celebre per la sua sorgente d’acqua (la migliore del paese delle aquile).
Imperdibili terme
Tre ore di auto nell’Albania rurale ed eccoci a Përmet. Prima, è d’obbligo una sosta nel borgo di Tepelenë, conosciuto per due cose: la sorgente d’acqua migliore dell’Albania, che si trova proprio qui, e l’aver dato i natali ad Ali Pascià, governatore di un territorio tra le attuali Albania e Grecia ai tempi dell’Impero ottomano, che accolse alla sua corte personaggi illustri (tra cui il poeta inglese Lord Byron). Una sosta per rifocillarsi ascoltando il suono dell’acqua che sgorga ovunque e poi dritti verso sud, direzione Përmet, cuore verde dell’Albania e patria del gliko, una composta a base di frutta e zucchero presidio Slow Food, e di numerosi formaggi di capra da leccarsi i baffi. Oltrepassando la Chiesa di Santa Maria a Leusë (una vera chicca in pietra del XVIII secolo) si trovano le terme di Benjë. Tra le migliori in Europa, sono piscine naturali d’acqua curativa che sorgono nei pressi di un ponte a schiena d’asino di epoca ottomana e sono circondate da montagne le cui cime, nei mesi freddi, sono innevate. Lì vicino, il canyon di Langarica è il regno indiscusso dell’outdoor.

il parco nazionale del fiume selvaggio vjosa include l’intero percorso albanese dell’omonimo corso d’acqua e dei suoi quattro affluenti principali.
Acque selvagge
Tre ore di strada nell’Albania rurale separano Berat da Përmet. D’obbligo una sosta nel borgo di Tepelenë conosciuto per la sorgente d’acqua migliore dell’Albania e per aver dato i natali ad Ali Pascià, governatore albanese ai tempi dell’Impero ottomano, che accolse alla sua corte personaggi illustri, tra cui il poeta inglese Lord Byron, durante i loro viaggi lungo la penisola balcanica. Una sosta per rifocillarsi e rilassarsi ascoltando il suono dell’acqua che sgorga ovunque e poi dritti verso sud, direzione Përmet. È il cuore verde dell’Albania, con un piccolo centro storico che tranne qualche chiesa e abitazione tradizionale dai tetti in ardesia non offre niente di particolarmente entusiasmante a livello architettonico. Si rifà, però, dal punto di vista gastronomico – Përmet è la patria del gliko, una composta a base di frutta e zucchero presidio Slow Food, e di numerosi formaggi di capra da leccarsi i baffi – e soprattutto naturalistico. A pochi metri dalla città, oltrepassando la Chiesa di Santa Maria a Leusë, questa invece sì una vera chicca in pietra del diciottesimo secolo, si trovano le terme di Benjë. Sono piscine naturali d’acqua curativa, tra le migliori in Europa, che sorgono nei pressi di un ponte a schiena d’asino di epoca ottomana e sono circondate da maestose montagne le cui cime, nei mesi freddi dell’anno, sono quasi sempre innevate. A una manciata di passi, il canyon di Langarica è il regno indiscusso per gli appassionati di outdoor. Përmet, però, è e resta la terra del Vjosa, primo parco nazionale fluviale d’Europa e ultimo fiume selvaggio del vecchio continente. Gli ambientalisti, dopo una lunghissima battaglia, hanno convinto le autorità locali a tutelare questo corso d’acqua lungo 270 km che nasce nei monti della Grecia Nord occidentale, attraversa tutta l’Albania e sfocia nell’Adriatico. È un microcosmo nel cuore dei Balcani. Sono oltre 1 000, infatti, le specie animali e vegetali del suo territorio, alcune a rischio di estinzione, come la lince dei Balcani. Da esplorare facendo rafting: i tour lungo il Vjosa, tra rocce, isolotti e archi in pietra.

il teatro andon zako Çajupi, a korçë, è stato inaugurato nel 1950 e rimodernato nel 2016.
Splendide pietre
Nell’estremo sud, a pochi km dal confine greco, c’è Gjirokastër. È la città natale di due degli uomini albanesi più influenti del ’900, l’ex dittatore Enver Hoxha, la cui casa familiare è stata convertita in museo etnografico, e Ismail Kadare, il più grande scrittore albanese contemporaneo. La sua casa è oggi visitabile e ospita mostre fotografiche di autori internazionali, oltre che regalare belle viste sulle colline circostanti. Prima di visitarla, un consiglio sentito che vi permetterà di apprezzare ulteriormente questo tesoro in pietra che l’Unesco ha inserito nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità: leggete La città di pietra (La nave di Teseo, 2021), suo romanzo ambientato nei primi Anni 40 del secolo scorso in questa città arroccata sulla montagna dove realtà e antiche consuetudini si mescolano perfettamente a misticismo, magia e folklore. Poi, libro alla mano, perdetevi nel labirintico centro storico fatto di stradine in pietra, casette dai tetti in ardesia, la vecchia moschea e le antiche residenze ottocentesche, visitabili, che mostrano un interessante spaccato della vita nobiliare locale di quegli anni. L’antico bazar, rimesso a nuovo da qualche anno a seguito di un importante progetto di riqualificazione urbana, è caratterizzato da taverne tradizionali dove accomodarsi per assaggiare piatti tipici, bar ai cui tavolini bere interminabili caffè turchi chiacchierando con gli anziani del posto e boutique dove acquistare prodotti locali, bottiglie di raki, distillato albanese aromatizzato alla frutta, e tappeti colorati per portarsi a casa un po’ di Albania. Una strada in salita conduce fino al Castello di Gjirokastër che offre romantiche viste sui tetti in ardesia del centro e sulle montagne che abbracciano la città. Uno spettacolo per qualsiasi ora, ma che dà il meglio di sé al tramonto quando il cielo colora di arancione e rosa il panorama.
Ai confini dell’Europa
Chi avesse qualche giorno di viaggio in più può infine raggiungere Korça, nel sud-est. Tra le due città un percorso tra monti, villaggi in pietra, chiese, vigneti e foreste dove la parola d’ordine è… silenzio. I caffè, l’atmosfera, le taverne dove assaggiare la saporita gastronomia locale e le ville di fine ’800 hanno valso a Korça il soprannome di “piccola Parigi”. Il vecchio bazar, frutto di un importante restauro, merita una visita, insieme alla cattedrale ortodossa, la più grande del Paese, al Museo di Arte Medievale e alla fabbrica della centenaria Birra Korça. Come l’Albania, tutta da degustare.