Mondo animato, la nuova estetica globale
Insegne luminose di negozi di metropoli occidentali riproducono iconiche immagini di volti rotondi, nasi minuscoli e grandi occhi sgranati, spezzati da schegge di luce bianca. Manifesti pubblicitari riverberano codici di narrazione grafica tipica di un mondo lontano, esotico, nipponico. Personaggi iconici della cultura fumettistica giapponese si fondono nelle trame di collezioni di grandi stilisti europei come Louis Vuitton o Gucci. Segni proteiformi solcano i volumi materici di nuove forme artistiche, tutte assimilabili alla stessa cultura visiva. Se pensate che sia il sushi l’involontario ambasciatore del Giappone nel mondo, vi sbagliate di grosso. Ciò che imperante dilaga dal Paese del Sol levante verso ogni continente sono i manga, o ancora meglio il sistema visivo legato al manga, i codici grafici che ne definiscono lo stile e che lo hanno imposto in modo quasi totalizzante ben oltre i suoi confini naturali. Lo stile manga e anime (i cartoni animati giapponesi) è stato talmente digerito dal resto del mondo – e più nello specifico da quello occidentale – che la nippomania delle origini è diventata qualcosa di diverso, un adeguamento che si è trasformato in appropriazione osmotica, e addirittura in influenza reciproca, a formare qualcosa che è già definito “global manga”.
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Se guardiamo verso il passato, non dobbiamo sforzarci molto prima di incrociare gli Anni 70 e le prime, fugaci immagini di anime che hanno illuminato di una luce nuova lo sguardo di una generazione di ragazzini europei e americani. È stato un inizio ambivalente, quasi osteggiato; ma nell’arco di una decade, dalla fine degli Anni 80 i fumetti giapponesi hanno preso d’assalto il mondo diventando l’esportazione culturale giapponese più popolare del Giappone, “esplodendo” tra alla fine degli Anni 90 e l’inizio degli Anni 2000, per diventare una delle forme d’arte visiva più popolari. All’inizio del nuovo millennio, le principali case editrici europee hanno iniziato a pubblicare traduzioni di manga in gran numero. Erano pubblicazioni rivolte principalmente a giovani lettori e venivano commercializzate come “graphic novel” piuttosto che come fumetti tradizionali. Poi la popolarità dei manga è aumentata, alimentando l’organizzazione di numerosi convegni ed eventi tenuti in tutto il continente. I fandom di manga e anime hanno incrementato il loro peso specifico, formando comunità online e “dal vivo” nel contesto di un fenomeno capace di trainare un intero settore editoriale. I numeri registrati sono degni di nota. Per l’Associazione Italiana Editori, il mercato dei manga del 2022 si aggirava intorno ai 60 mln di €, e non parliamo solo di classici shonen (per il pubblico maschile) ricchi di azione come Dragon Ball e Naruto, o di shojo (pubblico femminile) romantici come Sailor Moon e Fruits Basket, ma anche di letteratura più matura e sofisticata. Se da una parte la casa editrice J-Pop ha dichiarato più di 10 mln di volumi venduti negli ultimi due anni, dall’altra non sorprende che Mondadori abbia acquistato, l’estate scorsa, una quota di maggioranza di un altro protagonista del settore come Star Comics. Ormai, molte serie manga vengono pubblicate in contemporanea sia in Giappone sia sul mercato europeo, nel nome di uno stile adottato sempre più di frequente dagli artisti occidentali. Ma il processo di assimilazione non si limita all’attività dei disegnatori e degli altri specialisti del campo del fumetto: si è esteso ad altre forme di espressione, ispirando professionisti di tutto il mondo nel campo dell’illustrazione, dell’animazione, della grafica e delle belle arti. Insomma, l’estetica – e le tematiche – manga hanno definitivamente trasceso le barriere culturali. I videogiochi ne sono fortemente ispirati. Successi come Final Fantasy, Persona e Kingdom Hearts sono esempi ben noti di questa tendenza. È innegabile anche l’influenza – che si è fatta strada negli ultimi dieci anni – esercitata sull’industria della moda da fenomeni come il cosplay (ovvero, l’identificazione da parte degli appassionati di cultura giapponese nei propri personaggi preferiti, imitati nei gesti, nei comportamenti e anche, tramite un costume, nell’aspetto esteriore) hanno pervaso gli atelier di look ispirati ai personaggi manga.
La redazione di J-pop tra i principali editori di manga in Italia
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Colori audaci, silhouette oversize e stampe grafiche sono alcuni degli elementi distintivi di questo stile. Nel 2017, Converse ha celebrato il suo centenario con una collezione segnata dai personaggi di One Piece, amata da tantissimi lettori appartenenti a diverse generazioni (26 anni di serializzazione, a partire dal luglio 1997). Nel 2020, Moschino intitola la sua collezione autunno/inverno Anime Antoinette, che ricorda lo stile del manga e dell’anime Lady Oscar. Nel 2021 è la volta di Gucci, che adotta un personaggio super iconico come Doraemon. Accessori e acconciature seguono a ruota. Il trucco con grandi occhi da cerbiatto e ombretti audaci e colorati, popolare tra le giovani donne in Giappone e in altri Paesi asiatici, è ormai comune anche tra i teenager europei e americani. Sono proprio queste generazioni, sotto i 35 anni, cosmopoliti, che più aderiscono all’estetica manga, ai suoi disegni di personaggi stilizzati ed esagerati, alle sequenze d’azione dinamiche e agli intricati layout di pannelli, aprendo nuovi spazi di seduzione per l’industria del lusso europea verso i mercati orientali. L’influenza si è estesa anche tra gli artisti, catturati dalle tecniche di narrazione dei fumetti e dall’immaginario manga. Takashi Murakami, una figura di spicco, fa spesso riferimento a questo mondo nei suoi dipinti e nelle sue sculture, dai colori vivaci e altamente stilizzati. Un altro esempio è Yoshitomo Nara, il cui lavoro presenta spesso personaggi infantili con grandi occhi e linee semplici. Questo gioco di scambio tra Occidente e Oriente trova conferma in altre figure come l’artista catalana Laura Mas Hernandez, che firmandosi Okokume compenetra perfettamente la sfera dei codici iconici giapponesi. A Milano, nel progetto dell’edificio Residenza Carlo Erba, il team di architetti Peter Eisenman, Degli Esposti Architetti e Guido Zuliani ha deciso di affidare la decorazione dell’ingresso all’artista Tomoko Nagao, esponente di rilievo del micropop giapponese. Ovviamente, sono i Paesi dell’Estremo Oriente ad aver integrato in modo sostanziale stile e cultura manga. Il Manhwa e il Manhua sono due forme originarie rispettivamente della Corea del Sud e della Cina che hanno saputo trovare una loro distinzione, una peculiarità, fino ad allargarsi al Global Manhwa che presenta spesso uno stile ibrido che combina elementi di Manhwa e Manga, insieme a tecniche e temi di narrazione occidentali. Questa fusione di stili e culture ha portato a una forma unica di fumetto che ha catturato l’attenzione dei lettori di tutto il mondo. È in questa fusione universale verso un’estetica che si definisce kawaii (carina), in grado di estendere caratteristiche infantili a qualsiasi tema e oggetto che il globale trova un espressione, certamente non unica, ma fondamentale oggi nell’unire marketing ed estetica.