The Good Life Italia

Marsiglia

Marsiglia uno “splash” nell’arte

Se Parigi avesse il mare, ospiterebbe le gare nautiche delle imminenti Olimpiadi Paris 2024 (26 luglio-11 agosto). Invece toccherà a Marsiglia, dove peraltro la fiamma olimpica è approdata, dopo un viaggio in barca dal Pireo, a inizio maggio. Il Mediterraneo è nel Dna marsigliese e la città lo vive come un’entità capace di amalgamare lo spazio e il tempo. Via mare, 2 600 anni fa, sbarcano i greci a fondarla, et voilà la più antica città di Francia. Nei tempi (meno remoti) in cui l’Algeria è una colonia, dall’altra sponda arrivano Smaïl e Malika Zidane e nella banlieue di La Castellane mettono su famiglia. Uno dei loro cinque figli, Zinedine, addomesticando il pallone da calcio, è destinato a diventare tra i francesi più celebri del globo, nonché simbolo nazionale al pari della Marsigliese. Per altre storie d’immigrazione, vedere i film di Robert Guédiguian, leggere i romanzi di Jean-Claude Izzo e ascoltare il rap dal Planète Mars che inizia con gli Iam e prosegue con Jul. Il Mediterraneo, poi, ha reso la città il più grande porto di Francia, primato che ne tiene alto il Pil. Ineluttabile, quindi, per Marsiglia, ospitare la prima esposizione permanente dedicata alla cultura del Mare nostrum: Mucem (mucem.org), museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo, “Cubo minerale racchiuso da una sottile rete di cemento” progettato da Rudy Ricciotti, che dal 2013 ha cambiato il volto del Vieux Port, nucleo attorno al quale si è sviluppata la città. Dal 5 giugno, il Mucem ospita Méditerannées: “Dall’antichità ai giorni nostri, passando per il periodo coloniale, la mostra analizza la storia del Mediterraneo come patrimonio plurale, ovvero naturale, artistico ed etnologico”. Nel nome della fluidità tra le arti, qui va in scena anche Passions partagées (Passioni condivise), che fa dialogare oggetti del folklore popolare (tipo strumenti musicali) con le opere di proprietà del collezionista e mercante d’arte Yvon Lambert (tipo quadri di Basquiat). Se l’arte moderna e contemporanea, tra i puntini di Signac e gli autoritratti di Bacon, hanno messo su casa al Musée Cantini, le suggestioni balneari si concretizzano nel Château Borély (musees.marseille.fr). Museo dedicato alle arti decorative, alla ceramica e alla moda location per Le Grand Bain ou comment bien se (dé)vêtir au soleil 1940-2000 (“Il Grande Bagno ovvero come (s)vestirsi adeguatamente al sole 1940-2000”): esposti, dai costumi di Paco Rabanne ai pyjama de plage di Jean Patou, fino alle fotografie di Brigitte Bardot che, all’inizio degli Anni 50, sdogana il bikini sulle spiagge della limitrofa Côte d’Azur. Anticonformismo e ouverture sur le monde: Marsiglia non si tira indietro, ma su certe cose non transige. È il caso della bouillabaisse. Chiamarla zuppa di pesce è riduttivo, riassumerla in piatto povero dei pescatori ne condensa la storia, definirla simbolo della gastronomia marsigliese rende l’idea. Alcuni chef locali, per denunciare che la ricetta viene imbastardita da troppi ristoratori acchiappaturisti, sottoscrivono ogni anno dal 1980 la Charte de la Bouillabaisse, che definisce le regole insindacabili su come prepararla. Precetti ferrei dettano la preparazione di un’altra istituzione, il Savon de Marseille. Che ha un pezzo di Mediterraneo dentro pure lui: tra gli elementi che lo compongono – oltre agli oli essenziali, all’acqua e alla soda – c’è il sale marino. I produttori storici si sono parlati e hanno istituito l’Union des Professionnels du Savon de Marseille (savon-de-marseille-traditionnel.fr). Sono quattro in tutto, autodefiniti Les Compagnons du Savon.

una porta tra la città e il mare: la facciata ad archi bianchi del complesso residenziale la porte bleue (progetto pietriarchitectes)

friche la belle de mai, un polo urbano pubblico, culturale e di servizi, attivo dal 1992 nell’ex manifattura tabacchi.

Ci manda Le Corbusier

Il più nuovo tra gli edifici cittadini è La Porte Bleue (portebleuemarseille.com), ulteriore tassello nello sviluppo del quartiere Euroméditerranée, grande progetto di rinnovamento urbano in un’area portuale degradata appena a nord del centro che punta a diventare “la città mediterranea sostenibile di domani”. Ospita appartamenti per vacanze e unità residenziali, e ce la racconta Jean Baptiste Pietri, originario di Marsiglia e fondatore di PietriArchitectes, lo studio che l’ha concepita: «È un edificio contestuale. Ciò significa che, pur essendo moderno, fa parte di una tradizione architettonica mediterranea. Le sue facciate sono spesse e profonde per proteggere dal sole, con ampie vedute per ammirare il panorama». Facciate rese iconiche da 414 archi di cemento bianco. Progettare e realizzare un edificio in un posto dalla storia millenaria dev’essere una bella sfida, mi vien da pensare. Pietri mi smentisce: «Marsiglia è una città con molti stili architettonici diversi e, nonostante i suoi 2 600 anni di vita, spesso sposa la contemporaneità con la classicità. A differenza di Parigi, estremamente ben progettata e ordinata, l’espressione architettonica qui è meno vincolata». Domanda d’obbligo: che fase sta vivendo, Marsiglia oggi? «Uscita da un lungo periodo di letargo, è in piena rinascita. Un tempo austera, è diventata una meta apprezzata tanto per la sua bellezze paesaggistiche e architettoniche quanto per la promessa di uno stile di vita tipicamente mediterraneo». E poi mi butta lì: «Forse il più grande simbolo di Marsiglia è la Cité Radieuse di Le Corbusier». Nome ufficiale, l’Unité d’Habitation de Marseille (citeradieuse-marseille.com), edificio all’avanguardia inaugurato nel 1952 con appartamenti, negozi, uffici e servizi vari. Il suo tetto da una decina d’anni è in mano al designer marsigliese Ora-ïto che l’ha trasformato nel museo a cielo aperto Mamo (mamo.fr).

marsiglia

nel pavillon southway, lo studio southway cura mostre, organizza residenze d’artista e progetta decorazioni d’interni.

Marsiglia

château borély, museo delle arti decorative, della ceramica e della moda aperto al pubblico dal 2013.

Acronimo di Marseille Modulor, è un omaggio al Modulor, quello “strumento per la progettazione” concepito da Le Corbusier (fondationlecorbusier.fr). In attesa di sapere il calendario delle attività per la prossima stagione, non resta che scendere dal lastrico solare di qualche piano e andare a mangiare a Le Ventre de l’Architecte (restaurant.hotellecorbusier.com), ristorante dell’hotel Le Corbusier ospitato proprio nella Cité Radieuse. Tra i fornelli, lo chef Andrei Bondarenko che assembla un menu di cinque portate per quello che promette essere “un viaggio culinario unico”. Il tutto servito su tavoli della designer Charlotte Perriand illuminati dalle lampade Pipistrello di Gae Aulenti. Durante la bella stagione, la mise en place trasloca sulla terrazza che sembra il ponte di una nave pronta ad andare oltreoceano. Cosa che si può fare senza lasciare Marsiglia alla Friche la Belle de Mai (lafriche.org), l’ex fabbrica di tabacco Seita trasformata in spazio pubblico di 45 000 mq con cinque luoghi per performance, giardino comunitario, ristorante, libreria, asilo nido e 2 400 mq di spazio espositivo. È quest’ultimo che ci porta al di là dell’Atlantico con Des grains de poussière sur la mer (“Granelli di polvere sul mare”), mostra dedicata alla scultura contemporanea dai Caraibi francesi e da Haiti. En passant, il mare si ritrova anche nel Château La Coste (chateau-la-coste.com), una quarantina di minuti a nord, invaso da Damien Hirst. La retrospettiva dedicata all’artista britannico include, oltre a serie inedite, opere di Treasures from the Wreck of the Unbelievable, quei “Tesori del relitto dell’Incredibile” presentati a Venezia nel 2017 che sono improbabili sculture antiche inverosimilmente rinvenute sui fondali marini.  Spazi multifunzionali: dai megaprogetti al buen retiro. Anzi, due. Su una scogliera del quartiere marinaro di Les Goudes, Tuba Club (tuba-club.com) dà da mangiare e bere e da dormire in suite tutte nuove. Lo stile, firmato da Marion Mailaender, è definito dalla stessa designer e architetta marsigliese “lusso non ostentato e solare”. Sempre nella zona sud della città, Pavillon Southway (southwaystudio.com), galleria e collettivo artistico con boutique hotel di due camere che ospitano, oltre ai comuni mortali, creativi in residency (l’ultimo è stato lo scrittore Nicolas Mathieu, Premio Goncourt 2018). Attualmente, in questa maison voluta dall’artista e curatrice Emmanuelle Luciani sono esposte sculture e ceramiche “radicate nel mondo mediterraneo antico” di Bella Hunt & Ddc. Duo franco-americano che vive a Marsiglia perché, come scrive Jean-Claude Izzo, questa città “è, ed è sempre stata, il porto degli esuli. Chiunque arrivi qui è destinato a sentirsi a casa. Da qualsiasi parte proveniate, Marsiglia è la vostra casa”.

Follow us

Iscriviti alla nostra Newsletter