L’allure senza tempo della Canfranc Estación
Si leggono definizioni come: “Collage surrealista”, “Incongruità spazio-temporale”… Eppure, nonostante l’impegno, si fa fatica a esprimere la stranezza del posto, che non stonerebbe in un romanzo di Agatha Christie. A otto chilometri dalla frontiera francese e a 1 200 m di altitudine, una vecchia stazione traforata da 365 finestre (una sorta di incrocio tra i ben più celebri scali parigini Saint-Lazare e Orsa) si estende come un long travelling cinematografico per 246 m tra le ganasce rocciose e irte dei Pirenei aragonesi. Assolutamente eccessiva per il piccolo borgo di Canfranc (che ruota tutto intorno a una strada), dopo 50 anni di decadimento delle strutture e di abbandono della linea ferroviaria che collegava Pau a Saragozza questa stazione fantasma (che fu la seconda più importante in Europa per superficie) è stata trasformata in albergo cinque stelle gran lusso con 104 tra camere e suite. Il Royal Hideaway Canfranc Estación rientra nel perimetro di Barceló, secondo gruppo alberghiero spagnolo con 278 strutture sparse nel mondo, ed è stato aperto all’inizio del 2023. Il lifting è durato tre anni ed è costato 30 mln di €. Per questa cifra, il governo dell’Aragona – proprietario del sito di 200 000 mq – si è concesso una nuova stazione ferroviaria dietro quella vecchia, al posto degli hangar spagnoli e francesi, e ha trasformato l’ex deposito ferroviario francese in ufficio di informazioni turistiche del cammino di Compostela, di cui Canfranc è una tappa. Con il ripristino dell’hotel, lo studio d’architettura Ingennus si è guadagnato l’accesso tra i finalisti del World Architecture Festival 2023. All’interno, ha operato invece lo studio Ilmiodesign. Dominata da una struttura di legno e metallo, la gigantesca hall porta impressi gli stemmi dei due Paesi e accoglie la reception; due ali chiuse da due torri accolgono le camere e le suite, un bar, una spa e una piscina XXL. Le linee (Art déco) e i materiali (legno, ottone, velluto…) rimodernano e affinano i codici estetico-stilistici dei treni di lusso d’antan. Inutili i fronzoli, già i volumi da soli sono imponenti. Lo abbiamo visitato sul finire dello scorso autunno, incrociando elegantissimi escursionisti, amanti della buona tavola, appassionanti di storia in attesa degli sciatori che, fin dalle prime nevi, si lanciano sulle piste delle stazioni vicine. L’hotel Canfranc Estación è senza dubbio un libro aperto di storia e stili di vita.
il bancone dell’elegante reception.
Il tunnel del Somport
Flashback: nella seconda metà dell’800, Francia e Spagna iniziano a ragionare su un nuovo passaggio frontaliero nel bel mezzo dei Pirenei, in aggiunta a quello a est tra Perpignano e Barcellona, e a ovest tra Hendaye e Irún. Il francese Louis Barthou, deputato dei Bassi Pirenei, si batte per la “sua” Valle d’Aspe. Il tunnel ferroviario binazionale del Somport, lungo circa otto chilometri, viene completato nel 1915: una prodezza tecnologica, considerando le ripide pendenze e il clima ostile. A cinque chilometri, dal borgo storico Canfranc, viene predisposto un terreno relativamente piatto per accogliere i 18 binari del grande snodo ferroviario. Il suolo viene sopraelevato di dieci metri e nei dintorni vengono piantati nove milioni di alberi antivalanga. Per quanto conconcerne l’edificio, l’ingegnere e architetto spagnolo Fernando Ramírez de Dampierre opta per una facciata classica e per materiali specifici dell’architettura industriale: cemento armato, pietra, ferro e vetro. La stazione di Canfranc si presenta come uno dei primi edifici al mondo costruito interamente con il cemento. Viene inaugurata il 18 luglio 1928 alla presenza del re di Spagna Alfonso XIII e del presidente francese Gaston Doumergue.
Grandi speranze, ma triste destino. Tre anni dopo l’apertura, infatti, un incendio distrugge la stazione. Durante la guerra civile, Franco mura il tunnel del Somport, ma nella Seconda guerra mondiale lascia passare (e incassa) l’oro con cui il Reich paga il ferro e il tungsteno necessari per produrre nuovi armi e incrementare l’arsenale tedesco. Victor Lopez, ex sindaco del villaggio e ora guida turistica appassionata di storia locale, ha riesumato dalle macerie un documento dell’ottobre 1942, firmato dall’agente delle dogane spagnole, relativo al transito di 1 095 tonnellate d’oro in lingotti dalla Francia verso la Spagna. La stazione serve anche come punto di passaggio per gli ebrei e i partigiani aiutati da Albert Le Lay, il capo dalle dogane francesi (gli è dedicata una targa davanti all’hotel, e anche una suite porta il suo nome). Dopo la guerra, niente più spie ed esuli, ma pellegrini in cammino verso Lourdes. Ci vuole una giornata intera per collegare Pau a Saragozza, distante 310 km. Davvero troppo: le linee passeggeri e merci – scaricate e trasferite trasbordata da un treno all’altro, perché lo scartamento dei binari è diverso – non saranno mai redditizie.
vagoni del ristorante canfranc express.
la sommelier ana acín e lo chef eduardo salanova
Riaprire la linea o no?
Il funzionamento della linea dal lato francese cessa definitivamente nel 1970, dopo il deragliamento di un treno carico di mais sui binari gelati. Nessuna vittima, ma per questo “Titanic delle montagne” – che nel 2002 verrà dichiarato sito d’interesse culturale – è il tramonto definitivo. I frontalieri ci vedevano una porta aperta sull’Europa, la possibilità di una ferrovia Parigi-Madrid via Canfranc e un’uscita dall’isolamento economico. Resta la speranza del turismo, con qualche punto di forza. A poca distanze, ecco le stazioni sciistiche di Candanchú (tra le prime aperte in Spagna, nel 1928, stesso anno dell’inaugurazione della nostra stazione ferroviaria) e di Astún, e sul versante francese il Somport; ma anche le escursioni nei maestosi massicci della Valle d’Aspe, il cammino di Compostela, il turismo ferroviario… E, tra le attrazioni, dal gennaio 2023, il Royal Hideaway. Il governo di Aragona e la regione Nuova Aquitania battagliano più che mai per la riapertura della linea con l’approssimarsi del suo centenario, nel 2028. A qualcuno piacerebbe battezzarla Goya, in omaggio al pittore nato a Saragozza e morto a Bordeaux nel 1828. Dal lato spagnolo, il collegamento (due elettromotrici al giorno) è stato interrotto per l’ammodernamento dei binari; dal lato francese, mancano 33 km di binari tra il villaggio di Bedous e Canfranc. Alain Rousset, il presidente della Nuova Aquitania, si spazientisce, forte della riapertura della linea tra Oloron-Sainte-Marie e Bedous nel 2016: un cantiere da 100 mln di € pagati principalmente dalla regione e regolarmente criticato per il basso numero di utenti (16 568 persone nel 2022 per la stazione di Bedous, cioè 45 viaggiatori al giorno). Rousset spiega che la frequentazione aumenterà quando la linea sarà completata, e punta all’urgenza di rimediare al disastro ecologico rappresentato da 1 000 camion che attraversano ogni giorno la Valle d’Aspe per raggiungere il tunnel del Somport. In termini di sostenibilità, del resto, progetti di treni “verdi” fioriscono da entrambi i lati della frontiera: il primo treno a idrogeno a circolare sulla rete spagnola è stato appunto testato lo scorso giugno sulla linea Saragozza-Canfranc. Budget stimato per i 33 km restanti? 450 mln di €, finanziati per metà da fondi europei
un salotto per gli ospiti
una camera: l’albergo ne ha a disposizione 104.
Il no della Francia
A giugno, Bruxelles ha concesso un nuovo contributo di 9,1 mln di € per realizzare studi sulle condizioni del tunnel ferroviario. Un passo avanti verso la dichiarazione di utilità pubblica del progetto. Ma se l’Europa ha interesse all’interconnessione dei Paesi membri, lo Stato francese «intende restare in disparte», perché l’operazione «non rientra fra le priorità nazionali in materia di finanziamento d’infrastrutture dei trasporti», fa sapere la Camera regionale dei conti della Nuova Aquitania. Il Consiglio di orientamento delle infrastrutture ha quindi confermato la «posizione presa nel 2018 di non mobilitare finanziamenti nazionali per questo progetto». Il Royal Hideaway sarà la “locomotiva” che consentirà di uscire dal tunnel? Rappresenta già un viaggio in sé, e sarebbe un peccato non salire a bordo.