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Il primo flagship store di Montblanc apre a Chengdu: storica dimora della cultura cinese

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale prende sempre più il sopravvento, rendendoci così pigri da farsi chiamare attraverso il suo acronimo, e sostituendosi all’uomo in molte attività, compresa quella della creazione artistica, o della composizione di un testo, qualcuno prova (e ci riesce anche bene) a reinserire nell’ordine dei valori, il potere della scrittura con penna a inchiostro, a sentire il rumore e la grammatura della carta tra le mani o il piacere di imbucare una cartolina dentro la cassetta delle lettere.
É l’azienda tedesca Montblanc, che ha visto trascorrere il 2024 con una serie di celebrazioni dedicate ai 100 anni della Meisterstück, strumento di scrittura più identificativo della Maison. Anche perché, forse non tutti sanno che quando l’azienda fu fondata ad Amburgo nel 1906, le fu dato il nome di “Simplo Filler Pen Company”, definendo con chiarezza la sua essenza più pura fin dalle origini. Dopo la straordinaria campagna scritta e diretta dal regista americano Wes Anderson, atterra a Chengdu per l’apertura del suo primo flagship store: la Montblanc Chengdu Taikoo Li Boutique.

Siamo andati di persona a scoprire gli elementi di connessione tra questo luogo e l’universo Montblanc e la risonanza che un evento di questo tipo possa aver avuto per gli abitanti e gli habitué di quel luogo. Partiamo dal presupposto che Chengdu è una città che risale al IV sec a.C., che è stata protagonista dell’Età del Bronzo – una delle fasi più importanti dello sviluppo della civiltà e della cultura cinese – e punto strategico dell’antica Via della Seta. Non c’è da stupirsi, quindi, se una città così radicata nella sua cultura rappresenta tutt’ora un centro commerciale di riferimento, costantemente proiettata verso futuro e innovazione. Le sue boutique, i suoi ristoranti e i suoi luxury hotel si fondono con la sua architettura tradizionale, rendendolo un luogo a tratti incantato.

Dalla cerimonia del tè, alle lezioni di calligrafia

La capacità di mantenere vive e intatte usanze e tradizioni che sono identificative di una cultura, è strettamente connesso con il tema della scrittura: il mezzo più potente e resistente al tempo, che ha contribuito all’evoluzione di tutte le civiltà del nostro pianeta. È in quest’atmosfera di profondo rispetto per le tradizioni che ci immergiamo in una delle strade più antiche di Chengdu, la Jinhe Road, nel distretto di Qingyang, dove sorgono case antiche costruite nello stile architettonico dell’antica dinastia Qing. Al centro di un patio sorge ancora un albero di Osmanthus, portatore di buon auspicio, ma utilizzato nella medicina cinese tradizionale come elisir di giovinezza e potente antinfiammatorio e antiossidante. Ai lati del patio, delle finestre in legno decorate narrano i successi della famiglia, come il superamento di un esame o un riconoscimento socioculturale. Qui assistiamo alla cerimonia del tè che si apre con una danza tradizionale attraverso la quale la performer versa con grande maestria e flessibilità il tè da una teiera dal beccuccio dieci volte più lungo rispetto a quelli che siamo abituati a vedere. La tradizione vuole che si riscaldino prima le tazze, per mantenere la fragranza e il profumo del tè intatto. Una lunga degustazione ci ha permesso di percepire la differenza tra il tè verde, il wulong e il tè nero, mixati con fiori profumati, tra cui il gelsomino. Da queste parti si dice che quando bevi il tè, il profumo va verso la testa, mentre il sapore va verso il basso, così l’intero corpo si purifica nel corso del rituale. E per tornare al focus della scrittura, siamo stati immersi in un rituale quasi meditativo, un tempo silenzioso in cui ci siamo concentrati nella compilazione del Sutra del Cuore e nella scrittura di due distici della Festa di Primavera, naturalmente in autentici ideogrammi. Tempo di qualità che dovremmo proteggere e recuperare.

L’opening tra le star del cinema e la mostra temporanea 

L’inaugurazione è stata una grande festa per Chengdu, che ha visto il taglio del nastro e una cena di gala con stampa internazionale, Jing Boran e Xin Zhilei, Global Brand Ambassador di Montblanc, Matthieu Dupont, CEO di Montblanc China, e Marco Tomasetta, Direttore Artistico di Montblanc. Una figura chiave per la Maison perché riportare la scrittura a mano nel nostro sistema dei valori è un massaggio per l’anima e un vero atto rivoluzionario. Gli abbiamo rubato qualche minuto nel corso della cena al Dong’An Ge, in un crescendo di atti teatrali, scanditi dai tamburi dell’opera del Sichuan, e siamo entrati nel dettaglio del suo lavoro che, con un’attenzione minuziosa, si sta sviluppando nella definizione di tutto quel mondo che prende forma attorno e dentro il prezioso spazio dedicato alla scrittura, rieditando il concetto di tempo. Al di là della mera realizzazione di una collezione di successo, la sua somiglia più a una missione che viene dal cuore. Quello di riportare l’attenzione sul piacere di dedicare un indefinito numero di istanti alla scrittura, che sia journaling, (il caro diario… di un tempo), annotare gli appunti del proprio progetto personale, sparpagliare messaggi in casa dove meno te l’aspetti o perfino mandare una cartolina ogni qualvolta ci troviamo a visitare un posto nuovo, per far sapere a chi vogliamo bene che, anche in quell’istante, occupa un posto nei nostri pensieri, evitando di cadere in coda ai messaggi ricevuti dell’ennesimo cellulare. A proposito di cartolina, sapevate che in tutte le boutique Montblanc puoi scegliere tra 4 postcards, scrivere il tuo messaggio e imbucarla nella Montblanc Post? Penseranno loro ad affrancarla e spedirla. “Perché quel fruscio della penna sulla carta è il suono della connessione tra la nostra mente e il nostro cuore sulla pagina: un’esperienza di cui non possiamo fare a meno ma che può convivere con l’evolversi della tecnologia”, così ci ha salutato Marco prima del taglio della torta.

La boutique di Chengdu

Marco Tomasetta ha curato ogni aspetto della boutique, immaginando quel luogo, come un angolo intimo e riservato, in cui ammirare e vivere ogni strumento di scrittura. Dalla mostra (fino al 17 marzo) dedicata del centenario della Meisterstuck in tutte le sue edizioni limitate dedicate al mondo del cinema, dell’arte, dell’auto, dei grandi scrittori, allo spazio dedicato alla scrivania che lui ha creato in collaborazione con Gio Ponti Atelier, in soli 20 pezzi, riprendendo il motivo dei tre anelli in una gamba del tavolo. Un lampadario chandelier in carta rievoca in forma scultorea il paesaggio innevato del Monte Bianco. E un’altra limited edition è stata realizzata in esclusiva per la Montblanc Chengdu Taikoo Li Boutique: quella dedicata all’animale simbolo della città, il panda gigante che naturalmente siamo andati a vedere al Chengdu Research Base of Giant Panda Breeding, luogo di ricerca e riproduzione di una specie animale delicata quanto preziosa. Come la nostra calligafia.

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