
Fondazione Home Movies, l’archivio che salva il ‘900 su pellicola
“Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare”. Parole di Federico Fellini che sintetizzano perfettamente la filosofia di Home Movies, il primo archivio in Italia dedicato interamente alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio filmico privato, familiare, amatoriale, industriale e sperimentale italiano. Fondata nel 2002 a Bologna con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio cinematografico amatoriale per raccontare la storia del ’900 attraverso filmati d’epoca, questa realtà raccoglie le pellicole in formato ridotto – 9,5mm, 16mm, 8mm, Super8 – che acquisisce tramite donazioni di privati o progetti di raccolta a più ampio raggio in collaborazione con comuni, enti, fondazioni e imprese. In oltre 20 anni, quindi, ha dato vita a un patrimonio di incommensurabile valore storico, sociale e culturale altrimenti a rischio. A oggi la Fondazione Home Movies custodisce oltre 35 000 pellicole, raccolte da ogni angolo d’Italia e s’impegna a restituirle alla comunità con un ricco calendario di eventi culturali e progetti di accessibilità digitale; con una missione che va oltre la conservazione, celebra il cinema privato e amatoriale come preziosa fonte storica, opera artistica, oggetto culturale e medium tecnologico. Questi film, che raccontano il passato in modo intimo e unico, rappresentano un vero e proprio viaggio nell’archeologia dei media, offrendo una prospettiva nuova e affascinante sulla memoria collettiva italiana. «L’idea di Home Movies è nata quando Mirco Santi e io ci siamo resi conto di quanto il film di famiglia e il cinema amatoriale potessero essere una fonte utile, anzi essenziale, per raccontare la storia del secolo scorso», sottolinea Paolo Simoni, cofondatore insieme a Santi e direttore della Fondazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia Ets. «Lo abbiamo scoperto grazie al contributo di artisti e film maker internazionali che già lavoravano su questo tipo di materiali, ma soprattutto grazie a ritrovamenti di pellicole amatoriali che, esaurito il proprio compito all’interno della famiglia, sono state dimenticate nelle cantine per poi finire – quando andava bene – nei mercatini». Veri e propri ritrovamenti casuali e fortuiti, quindi, di cui Simoni e Santi hanno colto le potenzialità narrative, oltre all’esigenza di una salvaguardia. «Mentre in altri Paesi europei esistevano già sistemi di raccolta e archiviazione di questo patrimonio, in Italia all’alba degli Anni 2000 nessuno ancora se ne occupava», continua il direttore. «Attraverso il passaparola abbiamo quindi avviato una piccola attività di raccolta, che poi è diventata la base di Home Movies e dell’Archivio nazionale del Film di Famiglia che, assieme ad altri appassionati, abbiamo costruito in 20 anni». Da lì il passaggio a raccogliere il materiale e a portarlo in tour in occasioni pubbliche, per porre l’accento sul tema e far partire il passaparola, è stato breve.

Home Movies – che negli anni ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui il Premio economico 2024 – Progetto di Comunicazione e Rebranding di Patria della Bellezza, la fondazione che promuove e rimette al centro il valore della bellezza in Italia – colleziona momenti familiari, storie minori attraverso le quali si vedono in filigrana le trasformazioni sociali di un Paese: «A volte ci passano per le mani film eccezionali, in cui a emergere è la storia con la S maiuscola», racconta Paolo Simoni. «Quest’anno, per esempio, abbiamo presentato un film inedito sulla liberazione di Roma del giugno del 1944, girato da un signore che di nascosto aveva ripreso dalla finestra alcuni soldati tedeschi che scappavano, dando testimonianza a sua insaputa di un evento storico». Tra gli Anni 20 e 80 del ’900, periodo in cui si è diffuso il fenomeno, il cineamatore era spesso un fotografo, perché il film di famiglia è prima di tutto una fotografia in movimento. Era generalmente il padre, o comunque l’uomo, di una famiglia di classe sociale medio-alta che si poteva permettere cineprese, proiettori e pellicole e avere una – seppur minima – conoscenza tecnologica. Ciò almeno fino al boom economico, quando questa usanza è divenuta più di massa. Si trattava, inoltre, di una pratica sostanzialmente urbana: la diffusione era maggiore nelle città in tutta la penisola, ma non mancano testimonianze ambientate in zone rurali, dove magari il notabile, il prete o una persona di spicco con la passione di filmare ha documentato la storia di luoghi molto circoscritti. «Quello che ne esce è un ritratto collettivo del nostro Paese, fatto di tanti sguardi individuali sul territorio, ma anche di tante ritualità filmate che riguardano sia il tempo libero sia i momenti di lavoro», dichiara il direttore di Home Movies. E continua: «Un tema per esempio su cui ultimamente ci stiamo concentrando è il cibo, dalla produzione alla distribuzione fino al consumo». Oltre agli eventi pubblici, una modalità di visione di queste raccolte è il portale Memoryscapes, sul quale è accessibile una selezione del patrimonio di Home Movies attraverso percorsi temporali, geografici e tematici; esiste però una pluralità di progetti per la fruizione di questo materiale, come il festival Archivio Aperto. Perché, conclude Paolo Simoni: «Il nostro obiettivo principale è la condivisione, l’uso pubblico del patrimonio audiovisivo privato. Quindi, se qualcuno fosse interessato a contattarci per condividere la propria storia, deve essere consapevole che il suo film potrà essere visto da tutti e utilizzato per raccontare la storia d’Italia. Poiché non possiamo dirci consapevoli di chi siamo, se non ritorniamo al nostro recente passato e non lo rileggiamo continuamente. E queste memorie filmate, sia individualmente sia collettivamente, ci forniscono gli strumenti per un racconto inedito».