Champagne clubbing
Per Madame de Pompadour, favorita di re Luigi XV alla corte di Francia, lo champagne era l’unico vino “capace di farti apparire al meglio la mattina dopo una festa scatenata”. Lei ne era così appassionata che – la leggenda è nota – la coppa con cui degustare al meglio le bollicine sarebbe stata modellata nel ’700 proprio sulla forma dei suoi seni. E pazienza se dagli Anni 70 le tradizionali coppe Pompadour sono state surclassate dal flûte, più moderno e adatto, con la sua forma iconica, a far risalire le bollicine per apprezzare appieno la grana e la finezza del perlage dello champagne. A dirla tutta – lo confermano gli esperti – negli ultimi tempi anche il flûte è in disgrazia: meglio bere champagne in normali calici da vino dalla superficie più ampia, per esaltare l’aroma, la complessità del gusto e l’effervescenza di questa particolare bevanda.
Le bollicine francesi piacciono parecchio a noi italiani (lo scorso anno abbiamo registrato il record storico per volume di importazioni: 10,6 mln di bottiglie) e ci piacciono quelle particolarmente buone: i millesimati, ossia quei vini ottenuti da uve di una sola vendemmia, e le cuvée speciali contano da soli un quarto delle vendite totali. Dietro ciascuno di questi vini pregiati c’è una storia unica, come quella del Comtes de Champagne Blanc de Blanc, considerato il più grande Blanc de Blanc di Francia. È la cuvée più prestigiosa della maison Taittinger, prodotta esclusivamente da uve Chardonnay provenienti da cinque precisi villaggi (Avize, Chouilly, Oger, Le Mesnil-Oger, Le Mesnil-sur-Oger, Cramant, meno di 20 km tra il primo e l’ultimo: la geografia, nello champagne, è tutto).
l’irriverente champagne socialist: il conflitto di classe praticato con stile
Speciali sono anche alcune precauzioni da prendere quando si beve champagne. Vale sempre il vecchio detto “ciò che l’orecchio sente il palato lo perde”: meglio dunque rinunciare allo scenografico botto a scoppio e preferire una manovra più lenta e morbida, facendo scivolare fuori il tappo quasi con un sospiro. Si evita in questo modo anche il gerbage, che in francese suona soave ma che invece, con la sua fuoriuscita incontrollata dopo il botto, è proprio uno spreco, a meno che non siate un pilota di formula uno che festeggia il podio.
Bere bollicine è bello, farlo in gruppo è galvanizzante. Dove praticare allora in Italia il miglior champagne clubbing? Milano si conferma la capitale di questa tendenza, con una serie di locali sofisticati. In via Montenapoleone, per esempio, da Baccarat Boutique Bbar & Lounge si pasteggia a champagne nei raffinatissimi calici Baccarat. Quando si parla di champagne è sempre anche una questione di stile, come ben sanno a Le Vinothèque (in via Cadore, con una location che si apre su un grande tavolone in marmo, per fare clubbing al meglio, sotto una illuminazione soffusa). Clubbing on the pool (con brindisi al tramonto con vista sui tetti di Milano) da Ceresio 7 che nella lista ha 40 diverse maison per 120 etichette, incluse alcune rare come Bollinger Vieilles Vignes Francaise, Krug Collection 1990, Charles Heidsieck Blanc des Millenaires 1995. Design essenziale e atmosfera più rilassata (ma etichette in abbondanza e in qualità) da Ciz Cantina e Cucina Milano (in viale Premuda) dove uno dei passatempi è ammirare le innumerevoli bottiglie collezionate sulle scaffalature che ricoprono i muri del locale. Ampia la selezione della cantina anche da Gran Cru, in corso Magenta, mentre da Champagne Socialist ci si diverte perché qui – a cominciare dal nome del locale – tutto è irriverente: il locale di via Lecco è riuscito nell’impresa di rendere inclusiva la bevanda più esclusiva del mondo, presentando una selezione di champagne di piccoli vignerons, non conosciuti al grande pubblico, ma ad alto potenziale (nota a margine: qui anche i prezzi sono “socialisti”, quindi calmierati rispetto alla media per un clubbing più pop).
la champagneria popolare di napoli, che ricrea l’atmosfera di un bistrot parigino.
il milanese ceresio 7: champagne open air.
EnoClub è il posto storico per degustare bollicine (esiste dal 1982) mentre in una stessa via, lungo Raffaello Sanzio, ci sono due locali che meritano una tappa per un brindisi con le bollicine: dalla Cantina di Franco si trovano novità da poco in commercio, da Millesime 1990, da poco aperto e già punto di riferimento per gli amanti dei vini francesi, si possono degustare 400 etichette personalmente selezionate dai proprietari che con frequenza e dedizione si recano in Francia per scoprire nuovi marchi. Per uno champagne clubbing originale si può andare a Varese dove la pizzeria napoletana Piedigrotta propone un menu degustazione pizza&bollicine che attrae molti visitatori (c’è anche la serata “Champagne al buio” con degustazione di pizza margherita affiancata da sei champagne da assaggiare alla cieca, con sottofondo musicale jazz, per poi indovinare maison, annata e vitigni).
Onore a Ovosodo che a Treviso, nella patria del prosecco, riesce a mantenere viva l’attenzione sullo champagne, e allo Scoglietto di Rosignano, in provincia di Livorno, che sul litorale toscano si è imposto, grazie a una lista di 100 diverse etichette, per il suo menu sfizioso pesce&champagne. Al Vomero si brinda da poco più di un anno a champagne con La Champagneria Popolare, un locale ricercato nell’abbinamento tra il vino e il cibo, riuscito nell’improbabile impresa di ricreare a Napoli un’atmosfera da elegante bistrot parigino. A Roma chi sta ai Parioli e ama le bolle va dritto in Salsamenteria che è bottega, ristorante ed enoteca con una predilezione per le etichette francesi, mentre in zona Prati l’indirizzo giusto per degustare un ottimo champagne è il Charlie Bar (che deve il suo nome al fatto che nell’Ottocento le persone che potevano permettersi ogni genere di lusso, e quindi anche lo champagne, venivano chiamate “Charlie”). Altro posto speciale per questo minitour di champagne clubbing nell’Urbe è Remigio: situato tra la Tuscolana e l’Appia Nuova, già nel nome rievoca Saint-Remi, la spettacolare cattedrale di Reims, cuore della regione dello Champagne e offre, anche con un buon rapporto tra qualità e prezzo, una selezione originale di piccoli produttori.