Brad Pitt riapre gli studi di registrazione Miraval
Novecento ettari di bosco di pini e lecci, pianure, colline e terrazzamenti coltivati a vite, ulivo e lavanda, un lago, una bastide, case in pietra e una torre. «Qui ci sentiamo protetti, ma non rinchiusi», riassume il produttore musicale Damien Quintard. Appena acquistata, Brad Pitt ebbe l’idea di fare di questa “valle delle meraviglie”, in Provenza, una nuova Firenze, una tebaide per artisti, pittori, scultori, autori, musici-sti… Miraval, un santuario dell’ispirazione: isolato, calmo, intenso. Dopo il cancello, pensi di essere arrivato, ma non lo sei affatto. Lo spirito del luogo è tutto nella strada infinita che porta al castello e nell’ovvia metafora: il processo creativo è importante quanto il lavoro, bisogna dare tempo al tempo perché le cose accadano. Brad Pitt ha voluto ovunque finestre aperte sulla natura come tanti quadri, anche nelle suite degli artisti (che ha im-maginato rotonde, il letto al centro, il ce-mento ammorbidito dall’alabastro) e nel soggiorno (sobrio, essenziale, con le opere della sua collezione alle pareti). La costruzione del teatro all’aperto è stato il suo primo atto allo Château Miraval, il luogo incantato dove la star americana libera e mette in scena i suoi slanci artistici. Nel XIX secolo la tenuta apparteneva a Joseph-Louis Lambot, l’inventore del cemento armato. Ha sempre prodotto vino, fino a quando ai grappoli d’uva si sono aggiunte le note musicali. Sul finire degli Anni 70, il jazzista e compositore francese Jacques Loussier (allora proprietario di Miraval) insieme all’ingegnere del suono Patrice Quef ha allestito insieme con l’ingegnere del suono Patrice Quef uno studio musicale diventato leggenda-rio. Nell’arco di 30 anni di attività, la lista di chi vi ha lavorato, registrando nella na-tura, è lunga: Pink Floyd, Ac/Dc, Sade, Alain Bashung, Courtney Love, The Cran-berries, Téléphone, Sting…
Questa sala è un mix di analogico e digitale. Si produce con la super tecnologia del formato Dolby Atmos.
Lo studio è rimasto lì, arroccato sopra le cantine della tenuta acquistata da Pitt e da Angelina Jolie per circa 60 mln di € e che pochi anni dopo, nell’estate 2014, è stata anche il fiabesco teatro delle loro nozze civili. Nel giro di una decina di anni la tenuta è divenuta un colosso e un’icona dei vini rosé (pag. 182) grazie all’accordo siglato tra il 2012 e il 2013 con la famiglia Perrin, già a capo dello Château de Beau-castel. Ma si parlava dello studio di registrazione, rinati ufficialmente lo scorso ottobre grazie al contributo dello specia-lista Damien Quintard – citato all’inizio di questo articolo –, produttore, compositore e fonico. «In queste sale, è come se fossimo in grado di rintracciare la trama emotiva del suono analogico; ma possiamo anche “scolpire” quello digitale in tutte le sue dimensioni grazie al formato Dolby Atmos: insomma, un’ibridazione tra tecnologia e umanesimo», racconta.
la regia dello Studio One - soprannominata The starship (l’astronave) - è un ambiente dominato da una grande console definito da curve morbide creata dal designer Ron Arad.
Inondata di luce naturale e con il pavimento in legno chiaro, la regia dello Studio One è un ambiente immacolato dominato da una grande console dalle curve morbide – sembra una creazione del designer Ron Arad – soprannominata The starship (l’astronave), concepita dallo stesso Quintard (che possiede anche una collezione di più di 170 microfoni raccolti in un’altra stanza). Alle spalle della starship, è stato pure rimesso a nuovo il vecchio banco Ssl 4000 G, utilizzato in passato da Jacques Loussier, per chi volesse registrare soltanto in analogico. Anche le pareti in pietra della live room sono scandite dalle grandi finestre che si aprono sul verde circostante. Oggi, dopo i lavori di restyling, i Miraval Studios annoverano – oltre a questi locali tecnici e alla “west wing” dedicata al montaggio e all’editing di film e video – una cucina, un salone/living room, le suite per i musicisti e gli ospiti e una piscina. Tutto è stato pensato per poter offrire una residenza artistica completa e ad alto tasso di raffinatezza casual. «Abbiamo voluto ricreare quell’aspetto di comunità e continuità con la natura che ha reso lo Studio Miraval un rifugio di creatività nel suo periodo di massimo splendore», ha dichiarato la star americana. Staccare da tutto, immergersi nella natura e nella pace, scrivere e regi-strare. E nelle pause, fiumi di rosé.
Qui viene prodotto il Miraval Côtes de Provence Rosé
i giardini della tenuta