A qualcuno piace antico
Sta davvero crescendo, come si dice, l’interesse per l’arte antica? A essere onesti, di fronte a questa domanda, non c’è antiquario che non deglutisca almeno un paio di volte prima di rispondere. Prudenza comprensibile. Nel secolo scorso, in Italia, la grande moda dell’antiquariato aveva fatto la fortuna dei mercanti. Poi la tendenza si era progressivamente rovesciata in favore del moderno e del “nuovo”. Dipinti e sculture d’epoca riuscivano ancora ad attirare una parte di pubblico. Ma scene bucoliche e soggetti sacri non rispecchiavano più il gusto di una società pervasa di edonismo ed esterofilia. Le abitazioni aprivano al design, si facevano sempre più minimal, spingevano in soffitta arredi barocchi e tappeti d’epoca. Così, anche la parola “antiquariato”, nel senso comune, diventava sempre meno seduttiva, fino a sovrapporsi all’idea di polverosi negozi dal sapore di sacrestia. A ridimensionare ulteriormente il mercato ci ha pensato la globalizzazione. I pezzi più ambiti sono diventati quelli di grandi maestri da poter esibire in ogni contesto culturale, dalla Russia alla Cina agli altri Paesi asiatici e alle monarchie del Golfo Persico, come i tagli di Lucio Fontana o le opere di Anish Kapoor: forme semplificate per un’immediata riconoscibilità da status symbol.
diego perrone, carlo orsi, panorama, l’aquila (2023): quando antico e moderno si fondono
Il risultato di questo processo è oggi un fatto incontestabile: la rarità di un’opera antica, la sua rilevanza, il peso che un artista ha nella storia sono divenuti dettagli trascurabili di fronte alle possibilità di speculazione finanziaria offerte dall’arte contemporanea e super-contemporanea. Eppure, c’è più di una spia per intravedere uno scenario in trasformazione. Nelle aste del primo semestre 2023, tutti i settori hanno perso rispetto all’anno precedente, con un calo delle transazioni tra il 23 e il 30%. A vantare una relativa stabilità, invece, è stato proprio il segmento Old masters (cioè le opere d’arte anteriori al 1800), con un ben più rassicurante -6%. Certo, rispetto all’arte del Dopoguerra, quella antica rappresenta un mercato minore in termini di valore monetario assoluto. Ma questo vale anche per l’arte emergente. Allora non è soltanto nei dati che va cercata una resistenza dei pezzi d’epoca. Secondo Carlo Orsi, storico mercante d’arte antica, con gallerie a Milano e a Londra, la vitalità degli Old masters va indagata sul piano culturale, nella loro capacità di trovare un nuovo posto nel mondo globale. Dice il gallerista: «Per riaffermarsi, le opere d’epoca oggi come oggi devono imboccare una strada che consenta loro di portarsi sullo stesso piano del mercato dominante, ovverosia quello dell’arte moderna e contemporanea, la più ricercata e valorizzata dal punto di vista del economico». Orsi conosce il mercato da parecchio tempo: ha preso la guida della sua galleria di Milano nel 1986, quando è subentrato al padre che l’aveva fondata all’inizio degli Anni 50; nella sua lunga carriera ha avuto clienti come il Metropolitan di New York, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Musée d’Orsay di Parigi, la National Gallery of Canada. E dall’alto di questa lunga esperienza ci presenta la sua visione prospettica, presente e futuro dell’arte antica. «È necessario creare nuovi nessi con l’arte dei nostri giorni», spiega a The Good Life. Aggiungendo: «Non si tratta di operare semplici accostamenti tra opere di epoche diverse, come si vede in tante mostre. Bensì di mostrare rapporti diretti e concreti, in un nuovo contesto». Gli esempi recenti di questo approccio non mancano, anche su impulso dello stesso Orsi. Uno di questi si è visto lo scorso settembre al Museo del Novecento di Firenze, nella rassegna dedicata all’artista contemporanea britannica Cecily Brown. Intitolata Temptations Torments Trials And Tribulations, la mostra raccoglieva una trentina di opere che l’artista ha realizzato intorno al tema delle tentazioni di sant’Antonio. Cecily Brown aveva dichiarato di essersi ispirata a un dipinto attribuito al giovane Michelangelo (oggi conservato al Kimbell Art Museum di Fort Worth, in Texas) dove il santo è tormentato da una schiera di demoni, in una composizione insolita e visionaria.
la biennale internazionale dell’antiquariato di firenze (biaf) è la fiera più importante.
arte e collezionismo a roma, mostra-mercato tornata a palazzo brancaccio dopo 20 anni.
Per l’esposizione di Firenze, Orsi aveva prestato un’altra versione di quello stesso dipinto, eseguita nella seconda metà del ’500 da un anonimo pittore fiammingo e proveniente da una collezione privata. La mostra, come aveva commentato il direttore del Museo del Novecento, Sergio Risaliti, è stata «un’occasione assai rara per poter osservare una versione del dipinto antico che ha ispirato Cecily Brown assieme ai risultati del suo dialogo con quell’immagine così bizzarra». Un altro filo teso tra passato è presente si è visto nella grande rassegna dal titolo Panorama che si è svolta in diversi edifici storici de L’Aquila all’inizio dello scorso settembre. «Avevo proposto all’artista Diego Perrone di realizzare un lavoro insieme», racconta Orsi. «Il risultato è stata un’installazione nella quale io ho portato una Deposizione in marmo di Gasparo Cairano, principale esponente della scultura rinascimentale lombarda, mentre Perrone ha realizzato ad aerografo, su dei fogli di Pvc nero, alcune riproduzioni della Maschera dell’Idiota dello scultore novecentesco Adolfo Wildt. I fogli di Pvc, messi intorno all’opera del Cairano, diventavano le quinte ideali per sottolineare le relazioni fra la scena tragica di un Cristo morto e le maschere teatrali di Wildt, ispirate a loro volta alla tragedia classica».
Nel 2021, invece, nella sua galleria di Londra, Orsi aveva chiesto all’artista Francesco Vezzoli (che è anche collezionista di antico) di creare un’opera site-specific in relazione con due busti dello scultore seicentesco Alessandro Rondoni. «Questo genere di commistioni fa bene all’antico quanto al contemporaneo», commenta Orsi. «Al fianco di dipinti o sculture d’epoca, nel contesto di edifici storici, l’arte dei nostri giorni si eleva al rango della Storia. L’arte contemporanea è per definizione effimera, legata ai capricci di mode e speculazioni, ma se è messa in rapporto con gli Old masters si ammanta della loro aura e del loro indiscutibile valore culturale. Al contempo, l’arte antica si propone al pubblico del contemporaneo, che in termini di collezionismo sta diventando sempre più ibrido», spiega. «Fare un preciso identikit del collezionista di Old masters è diventato molto difficile, ma ciò che osservo è una progressiva attenzione all’arte del passato da parte di chi fino a poco tempo fa era orientato esclusivamente sulle opere recenti». Di fatto, le enormi collezioni composte soltanto di arte antica non ci sono più. Suona come un ultimo epitaffio, per esempio, la dispersione della storica collezione Rothschild lo scorso autunno in asta da Christie’s a New York. «Era il genere di dipinti e oggetti per cui 100 o 150 anni fa il mercato sarebbe impazzito», aveva commentato Jonathan Rendell, vicepresidente di Christie’s Americas. Aggiungendo: «Ma c’è stato un cambiamento generazionale e dunque di gusto, anche nella famiglia Rothschild. Ormai nessuno vive più come un Rothschild del XIX secolo. Nemmeno gli stessi Rothschild».
modenantiquaria (10-18 febbraio 2024) è una delle esposizioni di riferimento in italia
Non è un caso, allora, che la commistione tra Old masters e contemporaneo sia diventata la norma nell’offerta delle grandi fiere di arte antica. Al Tefaf di Maastricht, che è l’evento annuale più atteso per i collezionisti, sono oltre 200 le gallerie presenti a ogni edizione, e da diversi anni decine di queste sono dedicate all’arte contemporanea, come le italiane Galleria Continua e Galleria De Carlo, e come colossi internazionali del calibro di Gagosian e Zwirner. In Italia, la fiera più importante è la Biaf, Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze (la prossima edizione si terrà dal 28 settembre al 6 ottobre 2024). Nata nel 1959 con l’idea di radunare il meglio dell’antiquariato italiano, nelle ultime edizioni ha aperto molto al contemporaneo, anche con iniziative di grande impatto comunicativo, come la presenza di artisti viventi (Jeff Koons nel 2015 e Urs Fischer nel 2017), invitati come ospiti d’onore e con loro opere in luoghi significativi della città. Moltissimo contemporaneo si vede nelle altre fiere italiane di riferimento, come Modenantiquaria (10-18 febbraio 2024); e pezzi moderni e contemporanei si sono visti in Arte e Collezionismo a Roma, la mostra-mercato che nel 2023 è ritornata al Palazzo Brancaccio, nella Capitale, dopo una pausa durata 20 anni, riproposta dall’Associazione Antiquari d’Italia. Carlo Orsi, che nella sua carriera ha ricoperto anche la carica di presidente di quell’associazione, e che era presente con la sua galleria alla mostra di Palazzo Brancaccio, non ha dubbi sul fatto che il futuro degli Old masters si giocherà grazie al ruolo dei mercanti, chiamati a svolgere un compito sempre più cruciale sul piano culturale. E spiega: «I grandi collezionisti del ’900 selezionavano le opere con intelligenza, conoscenza e amore. Oggi, quella generazione non c’è più. Al suo posto c’è un nuovo collezionista, magari meno coltivato nel capire un’opera d’arte antica. Al gallerista è richiesto un impegno maggiore, per aggiungere conoscenza, affinché si capisca che la dimensione economica non può essere il solo criterio di giudizio del valore di un’opera»
tefaf, a maastricht, olanda, è la fiera top ue.
La dittatura del contemporaneo è radicatissima, in termini sia commerciali sia di costume, e sarà difficile spodestarla. Giana M. Eckhardt, professoressa di marketing al King’s College di Londra, ha affermato che «L’arte emergente, siccome rappresenta il nuovo, fornisce uno status sociale più elevato, e ciò si rifletterà anche sul prezzo delle opere». Quella di Giana M. Eckhardt è la vulgata corrente tra gli analisti del mercato, e rappresenta senz’altro la realtà. Ma come puntualizza Orsi: «Chi compra pezzi d’epoca non lo fa per ostentare uno status symbol o per un ritorno monetario nel brevissimo termine. L’arte del passato segue logiche diverse». Ed è proprio in quelle “logiche diverse”, lontane da mode e cliché, che si nasconde la vera ricchezza.