
Quando il fashion system sfila in galleria
Quella tra l’arte e la moda è una lunga relazione che attraversa il tempo e lo spazio. Se da sempre ci si chiede se la moda sia o non sia una forma d’arte al pari della pittura e della scultura, oggi le creazioni dei grandi maestri del presente e del passato entrano a tutti gli effetti nelle gallerie delle più importanti istituzioni museali. Attraverso mostre, performance, esposizioni e sfilate, gli autori della grammatica vestimentaria contemporanea adottano un nuovo linguaggio per far conoscere a un pubblico sempre più ampio le loro opere. Una tendenza che era nell’aria già da parecchio tempo. Se Peter Muller, direttore creativo di Alaïa, ha presentato lo scorso settembre la collezione al Museo Guggenheim di New York, Sabato De Sarno, durante gli anni al timone di Gucci, ha scelto l’insolita location della Triennale di Milano. Gli stilisti sono sempre stati attratti dal mondo dell’arte, a essa si sono ispirati, l’hanno collezionata e spesso, dopo la loro morte hanno donato i loro immensi patrimoni a fondazioni e musei. È questo il caso di Madame Carven che regalò al Louvre più di 300 opere acquistate negli anni e di Yves Saint Laurent che, insieme al compagno Pierre Bergé, costruì una grandissima collezione di capolavori rarissimi poi venduta all’asta. Nella storia, l’interesse dei couturier per le correnti artistiche non si è limitata al collezionismo bulimico, ma a volte è sfociata nella produzione di abiti divenuti essi stessi vere e proprie opere d’arte da esporre nelle più importanti gallerie del mondo.

parigi, musée du louvre, louvre couture: art and fashion - statement pieces

roma, museo maxxi, memorabile. ipermoda, francesco vezzoli per bulgari.
Un approccio, quello che il fashion world ha con l’arte, che è stato ampiamente criticato da esperti e addetti del settore. Il critico d’arte Tomaso Montanari, nel 2015, a proposito della mostra Couture-Sculpture. Azzedine Alaïa in the History of Fashion, lamentò sulle pagine di Repubblica come la moda avesse trasformato le sale della Galleria Borghese di Roma in uno showroom e condannava aspramente questo esperimento mediatico di accostare abiti di couture a capolavori di Bernini, Canova e Caravaggio. In dieci anni, però, tutto è cambiato. Oggi i musei non sono diventati vetrine commerciali alla mercé della vanità delle Maison del lusso, ma spazi espositivi destinati alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale rappresentato anche da abiti e accessori. D’altro canto, i direttori delle strutture museali si sono resi conto che la moda può essere materia adatta a queste sedi e soprattutto attrazione per le nuove generazioni di visitatori: quei nativi digitali abituati a un linguaggio fatto di immagini, referenze e suggestioni visuali.

parigi, musée du louvre, louvre couture: art and fashion - statement pieces. fino al 21 luglio. qui, abito firmato fendi.
Lo sa bene Olivier Gabet, curatore della mostra Louvre Couture: Objets d’art, objets de mode che indaga il rapporto che da sempre lega i grandi stilisti allo storico museo. Più di 60 creazioni sono state esposte accanto ai capolavori del passato come armature medievali, gemme preziose di Bisanzio e arazzi rinascimentali creando un dialogo tra epoche e stili diversi. Per la prima volta, dal 1793, il museo più famoso del mondo, visitato ogni anno da quasi nove milioni di persone e nato per celebrare, attraverso le arti, la superiorità della Repubblica sulla Monarchia spazzata via dalla Rivoluzione, fa entrare nelle sue gallerie l’haute couture. Uno scandalo per alcuni che trova una sua ragione d’essere nel fatto che la patria che ha dato i natali a Coco Chanel, Christian Dior e Yves Saint Laurent, ha sempre considerato la couture un vero e proprio patrimonio nazionale e come tale l’ha tutelato, al contrario di quanto avviene tuttora in Italia. Inoltre, bisogna riconoscere che le mostre dedicate ai grandi protagonisti del fashion system fanno vendere molti biglietti.

parigi, grand palais, dal cuore alle mani, un percorso sull’alta moda a cura di domenico dolce e stefano gabbana.

roma, museo maxxi, memorabile. ipermoda, a cura di maria luisa frisa.
Nel 2015 Alexander McQueen Savage Beauty, la grande retrospettiva sul lavoro del visionario stilista inglese è stata consacrata come l’esposizione più visitata nella storia del Victoria & Albert Museum di Londra. Un successo di pubblico che era prevedibile visto che la sua prima versione, quella presentata al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York cinque anni prima, aveva raggiunto la cifra record di 700 000 ingressi. E proprio nel prestigioso museo della capitale inglese, pioniere nell’aver trasformato le fashion exhibition in veri e propri blockbuster, è andata in scena Gabrielle Chanel. Fashion Manifesto. Divisa in sezioni tematiche, questa retrospettiva mette in luce le storiche creazioni della couturière: il little black dress, il tailleur in tweed, le décolleté bicolore, la borsa trapuntata con le catene e il profumo Chanel N°5. Il Grand Palais ospita invece Dal cuore alle mani, un percorso immersivo sull’alta moda di Domenico Dolce & Stefano Gabbana. Dopo il successo dello scorso anno a Milano, a Palazzo Reale, questa retrospettiva, curata da Florence Müller, celebra l’artigianalità italiana e lo stile iconico dei due designer. Si fa in due Dior che dopo Christian Dior designer of dreams presentata a Riyadh arriva a Parigi con Dior/Lindbergh in cui le immagini del famoso fotografo fanno da cornice a una serie di creazioni uniche della Maison. E sempre nella capitale francese sono tante le performance artistiche che narrano il talento visionario dei grandi maestri del nostro tempo. Les fleurs d’Yves Saint Laurent al Musée Yves Saint Laurent si focalizza sul rapporto tra il celebre stilista e i fiori, mentre Fly with Im Men mette in dialogo l’artigianato tradizionale giapponese con la tecnologia sperimentale e svela la costruzione avanguardistica degli abiti della linea maschile di Issey Miyake. In tema di debutti, Loro Piana festeggia il centenario con la sua prima mostra al Museum of Art Pudong di Shanghai: If You Know, You Know. Loro Piana’s Quest for Excellence.

If You Know, You Know. Loro Piana’s Quest for Excellence
Un viaggio immersivo, curato da Judith Clark, che ripercorre storia, tradizione e savoir-faire del brand. Il moltiplicarsi negli ultimi anni delle mostre su moda e costume ha dato impulso a una nuova consapevolezza e a un diverso atteggiamento nei confronti della disciplina e dei suoi autori. A fare un passo avanti, sono oggi le case di moda stesse che hanno deciso di desecretare i loro archivi scegliendo spazi espositivi ad hoc o poche realtà istituzionali come, ad esempio, il museo Maxxi di Roma dove è appena andata in scena Memorabile. Ipermoda. Secondo la curatrice, Maria Luisa Frisa, le creazioni dei grandi designer sono uno strumento per riflettere sul presente riconoscendo alla moda il potere di rappresentare la società contemporanea. A Milano, Palazzo Morando, ha appena presentato Balenciaga: shoes from Spain tribute. La monografica dedicata a Cristóbal Balenciaga, ripercorre attraverso i suoi capolavori l’approccio rivoluzionario alla silhouette femminile dando vita a una conversazione tra i suoi modelli storici e le creazioni di selezionati shoemaker. La moda, però, non è solo lo specchio della società, ma un’arte che ridisegna confini, unisce culture lontane e trasforma ogni capo in un simbolo di appartenenza globale. È questo il concetto alla base di Fashionlands: Clothes Beyond Borders, all’Its Arcademy – Museum of Art in Fashion di Trieste. Co-curata da Olivier Saillard e Emanuele Coccia l’esposizione trasforma il mondo fashion in un linguaggio universale, un veicolo di storie, idee e identità in continua evoluzione. Nessun abito, ma solamente video, istallazioni, sculture e opere a parete per il nuovo progetto artistico di Max Mara che inaugura a Palazzo Strozzi, a Firenze. Time for Women! Empowering Visions in 20 Years of the Max Mara Art Prize for Women, raduna tutti i lavori realizzati dalle nove vincitrici del contest nato nel 2005 per volere del brand italiano

milano, museo mudec, the creation of a diva, un percorso fotografico interattivo che racconta 40 anni della storia di guess.

dior/lindbergh in cui le immagini del fotografo nella cornice di abiti della maison.
Ognuna di esse, a partire da riflessioni su temi quali l’identità, la memoria, il corpo, la società e la politica, ha realizzato opere che indagano aspetti particolari legati alla ricerca e all’esperienza in Italia: dalla commedia dell’arte alle alte eccellenze artigiane, dalla mitologia alle comunità monastiche, dal paesaggio naturale alla storia fino alla raccolta di voci e narrazioni dimenticate. The Creation of a Diva, al Mudec di Milano, è invece un percorso fotografico interattivo che racconta 40 anni della storia di Guess. Attraverso le famose campagne pubblicitarie del marchio americano che hanno lanciato dive di ieri e di oggi, anche grazie allo sguardo di alcuni tra i fotografi più leggendari dei nostri tempi come Ellen Von Unwerth e Bryan Adams, viene narrata l’evoluzione di un’estetica immediatamente riconoscibile in cui il glamour di Hollywood si fonde con il carisma delle donne moderne. Pocket Memories: An Exploration of Filson’s Archive, che si è tenuta a gennaio a Firenze e ha coinvolto gli studenti dell’Istituto Marangoni, ha fatto conoscere al grande pubblico il ricco patrimonio del marchio di outdoor attraverso l’esposizione di capi storici e installazioni multisensoriali. In occasione del suo 60esimo anniversario, K-Way indaga la poesia nascosta nel quotidiano con la mostra al Museo della Permanente di Milano In Y/Our Life – The Hidden Side of Everyday Things. Artisti internazionali come Francesca Casale, Patricia Urquiola e Eva Jospin hanno reinterpretato oggetti iconici di uso comune in opere artistiche. Un inno alla giacca antipioggia per eccellenza, ma anche una contaminazione tra oggetti parte della cultura contemporanea come Bic, Borotalco, Borsalino, Chupa Chups, Bialetti, Moleskine, Polaroid, Post-it, Rollerblade e Scotch. Un progetto espositivo che nasce dalla volontà di esplorare le connessioni tra design, arte e tecnologia rivelando le antologie visive e le storie che si celano dietro a questi feticci che da sempre fanno parte del nostro vivere di tutti i giorni. Del resto, la moda esposta nelle gallerie museali è diventata oggi il più grosso escapismo che la nostra epoca può concedersi, ma anche un’occasione unica per instaurare un dialogo nuovo e inaspettato tra arte del vestirsi e narrazione culturale.