The Good Life Italia

Copenhagen e la dolce vita danese

A Milano, dovunque ti giri, è tutto fashion. A Copenaghen, dovunque ti giri, è tutto design. Come è palpabile quanto la moda impregni Milano in tutti i suoi aspetti – persone, luoghi, strade – allo stesso modo è evidente quanto il design permei ogni angolo di Copenaghen: bar, negozi, case, ma anche parchi, musei, persino ponti o piste ciclabili. Per il 2023, il Direttore Generale dell’Unesco l’ha nominata World Capital of Architecture, ma non è il solo motivo per visitare la città. Per esempio, secondo il World Happiness Report stilato dal Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite, ancora una volta la Danimarca è sul podio dei Paesi più felici (del mondo!), subito dopo la Finlandia. “Copenhappy” è un modello virtuoso dal punto di vista urbano e, nonostante abbia ritrattato l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2025, rimane una realtà estremamente sensibile alla questione ambientale. Sarà merito dei circa 350 km di piste ciclabili di cui dispone? Certo, sì, ma a monte c’è una forma mentis che si riflette in uno stile di vita più attento alla collettività e allo spazio comune. Insomma, a Copenaghen si vive bene. Anche il lato oscuro dei tassi di suicidio sta migliorando: se nel 1990 in Danimarca erano al 2,59%, nel 2019 sono scesi all’1,21% (fonte Ihme, Global Burden of Disease 2019). Per toccare con mano tutta questa lykke, la felicità danese, e scovare il design nascosto fra le vie della città, un giro in bici è l’ideale. Regala il sapore autentico della danish way of life, a partire dalla constatazione che la mobilità su due ruote qui non scherza: le city bike del comune non assomigliano per nulla a dei cancelli. Iniziamo dal ponte mobile Cirkelbroen, uno dei più spettacolari della città. Disegnato dall’artista danese-islandese Olafur Eliasson, ha una forma che rievoca i velieri. Aperto sul porto di Christianshavn nel 2015, ha semplificato la vita dei pendolari in bicicletta che si destreggiano fra quei canali.

La grande piazza 

In dieci minuti di pedalata ci spostiamo verso Israels Plads, nel quartiere di Nørrebro, pieno di localini e negozietti.
La piazza è un recupero urbano, completato nel 2014, firmato dallo studio Cobe. Si trova fra il mercato coperto e il parco di Ørsted. Un tempo era il punto di congiunzione delle mura difensive, poi ha ospitato un mercato fino agli Anni 50, infine è stata trasformata in parcheggio. Oggi fa parte del quotidiano di tutti i cittadini: sui suoi 12 500 mq si fa flanella, si va in skateboard o in bici, si gioca a pallacanestro. 

Copenaghen

lo studio cobe ha restituito a israel plads la sua funzione di crocevia urbano.

superkilen park, progettato dallo studio big, è un omaggio alla diversità culturale.

Stile multietnico

Un altro posto dove bighellonare a piedi o in bici è il Superkilen Park, a meno di tre km. Progettato dallo studio Big, insieme agli architetti paesaggisti Topotek1 e agli artisti Superflex, si estende per 750 m attraverso il quartiere di Nørrebro, a nord della città. È stato inaugurato nel 2012 e se ne sono innamorati tutti. Diviso in tre aree principali, la Red Square offre caffé, musica e sport; il Black Market è la classica piazza con fontana e panchine, mentre il Green Park è per picnic, sport e passeggiate con il cane. Oltre a essere bello da girare, il parco è bello anche negli intenti, pensato come una vetrina ricca di contributi provenienti da tutto il mondo, fra cui fontane dal Marocco, altalene dall’Iraq, panchine dal Brasile e uno scivolo a forma di polpo nero dal Giappone. Un luogo che vuole riunire le persone, in uno dei quartieri dove la diversità culturale della Copenaghen di oggi è molto evidente, perché non sono più tutti alti e biondi.  Se ci allontaniamo ulteriormente dai rumori della città, in altri dieci minuti verso nord, sconfiniamo in una zona di spazi aperti che perde il sapore urbano e acquista i colori verde e azzurro di una tranquilla periferia danese. Qui troviamo una cattedrale nel deserto, in senso letterale. La chiesa protestante di Grundtvig è un’opera monumentale, in stile gotico, completata nel 1940. Iniziata dall’architetto Peder Vilhelm Jensen Klint nel 1921, è stata portata a termine dal figlio, Kaare Klint, architetto e designer pure lui. L’edificio fonde il verticalismo mistico dell’architettura gotica (la navata è alta quasi 22 m) con gli stili tradizionali della chiesa danese e l’architettura espressionista. L’esterno è costruito con sei milioni di mattoni posati a mano, circa 30 000 per un solo pilastro. Kaare Klint ha disegnato anche molti degli arredi interni, fra cui la Church Chair progettata nel 1936 in collaborazione con Fritz Hansen, fondatore dell’omonimo brand di interior. In faggio e vimini, dalle linee semplici che evocano lo stile shaker, la sedia è rimasta nel portfolio dell’azienda fino al 2004. A renderla unica, il dettaglio prezioso del piccolo vano contenitore sul retro per il breviario: il diavolo del design si nasconde nei dettagli. E, a proposito di presenze infere, eccoci alla tappa successiva: le Cisternerne. Dopo 20 minuti di bici verso sud, arriviamo al parco Søndermarken, a Frederiksberg. Qui due piramidi di vetro che spuntano dall’erba segnalano l’ingresso agli ex bacini idrici della città, oggi sede di uno spazio dedicato all’arte contemporanea, nato dalla ristrutturazione firmata dall’architetto giapponese Hiroshi Sambuichi. Dove un tempo stavano 16 mln di litri di acqua potabile, oggi rimangono archi e colonne delle cisterne, con tutto il loro buio e un’atmosfera davvero suggestiva. Le mostre allestite qui sono pensate site-specific, non potrebbe essere altrimenti: 4 400 mq che non vedono mai la luce del giorno, umidità vicina al 100%, un riverbero di 17 secondi e una temperatura tra 4 e 16 °C. Fino al 30 novembre è in mostra Weaving the light dell’artista coreana Kimsooja. Collocate negli anfratti delle cisterne, tele composte da una speciale pellicola rifrangono la luce che ricevono dall’alto attraverso una superficie di microscopici prismi orizzontali e verticali. I raggi si intrecciano con i colonnati in muratura e la mostra diventa anche poesia.

copenhagen

caffè by mee studio e galleria a san nikolaj, la chiesa (sconsacrata) più antica della città.

copenhagen

la chiesa di grundtvig e la sua church chair sono un manifesto del design danese.

Nella mecca del design

Dopo così tanto buio, pedalare al sole per cinque chilometri è quasi un’esigenza. La direzione è verso Tietgen, uno studentato situato poco distante dal polo universitario di Copenaghen, nella zona di Ørestad, distretto in pieno sviluppo e mecca del design, dove acqua, vetro e acciaio scandiscono un paesaggio a metà fra il futuristico e il bucolico, con un effetto a tratti estraniante. Sulla via, concediamoci una pausa sfiziosa da Anløbet: accanto al porto di Engholmene, è la più piccola enoteca e birreria di Copenaghen, all’interno di un edificio mignon che sembra una chiesa, tutta bianca. La vista sul porto è spettacolare e merita una birretta. Pit stop fatto, il collegio è tanto maestoso da essere visibile già da lontano. Lundgaard & Tranberg Architects hanno progettato l’edificio con una forma circolare ispirandosi, tra i vari riferimenti, anche agli edifici rotondi del popolo cinese Hakka e ai castelli ad anello dei Vichinghi. L’intento era quello di creare più che un collegio una base per una comunità dinamica, che quando esce dai 360 alloggi della struttura si riunisce negli spazi comuni del cortile centrale. Completato nel 2005, quando il boom degli studentati deluxe edition da noi non era ancora nato, Tietgen la dice lunga sull’approccio all’edilizia residenziale per universitari della città. Ospitalità completamente diversa è quella che offre il lussuoso Radisson Collection Royal Hotel, un’istituzione del design che ci riporta in centro città, proprio davanti al parco di Tivoli. L’edificio è stato progettato da Arne Jacobsen come hotel e terminal aeroportuale per la compagnia aerea Sas. Quando è stato inaugurato nel 1960, rappresentava il primo grattacielo della città, proiettandola verso una nuova era di prosperità. Nel 2018 è stato ristrutturato dallo studio Space Copenaghen, nel rispetto dell’eredità di Arne Jacobsen, rintracciabile ovunque: le sue sedie originali Swan, Egg e Pot sono state rifoderate e dislocate in tutto l’edificio. Ci sono cinque Signature Suite, progettate su misura dal brand Fritz Hansen, ciascuna delle quali ispirata a un tema che riflette l’estetica personale di designer seminali – come Arne Jacobsen e Fritz Hansen, Poul Kjærholm e Cecilie Manz – insieme a pezzi firmati Kaiser idell e GamFratesi. La chicca è la stanza 606, mantenuta originale come progettata da Arne Jacobsen, una sorta di capsula del tempo dove assaporare il modernismo danese autentico. Che in realtà possiamo avvistare anche nei luoghi del quotidiano cittadino. L’Atelier September, per esempio, a circa dieci minuti di bici, è diventato un bistrot che sia i locali sia i turisti frequentano per respirare un po’ di hygge. Un mood che torna anche nella seconda sede aperta a Hellerup, quartiere “bene” nella prima cintura di Copenaghen: le sedie Ant e gli sgabelli Dot – entrambi disegnati da Arne Jacobsen e ancora in produzione da Fritz Hansen – impregnano di riferimenti colti un ambiente illuminato a giorno, candido, accogliente.

modernismo danese al radisson collection royal hotel di arne jacobsen.

hygge e design: al bistrot atelier september, con sedie ant di jacobsen, prodotte da fritz hansen.

La chiesa-galleria

L’ultima tappa del bike tour la spendiamo in un museo centralissimo: la Nikolaj Kunsthal è una galleria d’arte contemporanea ricavata all’interno dell’ex chiesa di San Nikolaj, una delle più antiche della città. Oltre che per le mostre internazionali, la location vale una fermata per il nuovo caffè e bookshop realizzato da Mee Studio. Legno naturale e rame, a citazione della copertura originale del tetto, creano un ambiente confortevole, distante dalla ieraticità della chiesa. Dalla torre, infine, si gode una vista che abbraccia tutta Tivoli, fino ai canali che sfociano sul porto. Ma è arrivato il momento di salutarci, dopo tanti chilometri e piatti di pesce.

Follow us

Iscriviti alla nostra Newsletter