Gran Tour. Dove l’arte è diffusa
Un libro di una ventina d’anni fa della storica dell’arte Angela Vettese s’intitolava A cosa serve l’arte contemporanea. Rammendi e bolle di sapone (Allemandi) analizzava biennali, cataloghi e avanguardie per giungere a una risposta decisiva: «A questo punto quattro bolle di sapone gigantesche o un po’ di stracci ricamati possono avere molto da raccontare, basta porre loro delle domande e aspettare che ci rispondano». E se l’arte contemporanea incontra territori inconsueti? A rispondere alla domanda di Vettese interverranno vari fattori, dalla geografia del luogo agli attori che lo vivono, istituzioni, cittadini, turisti. Saranno loro a interrogarsi, ma anche a rispondere. Perché l’arte contemporanea promuove e sostiene il territorio che, a sua volta, garantisce all’arte nuovi pubblici e diverse fruizioni.
Edizione di Panorama 2022 Monopoli
Il linguaggio universale dell’arte contemporanea apre a nuovi spunti di riflessione sulla storia del nostro territorio e il rapporto con il suo pubblico.
Dunque, una funzione del contemporaneo è quella di diventare chiave d’accesso al passato, alla storia di tanti borghi disseminati lungo la Penisola, o a luoghi attuali diversamente conosciuti come turistici. L’arte ha la caratteristica di mediare, di farsi linguaggio universale attraverso cui interagire, che usi le bolle di sapone o gli stracci ricamati. Michelangelo Pistoletto nel 1994 diceva che era tempo che l’artista prendesse “su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana, […] in breve tutte le istanze del tessuto sociale”. Questa citazione compare anche sulla Carta di Carrara del 2021, manifesto delle Città Creative dell’Unesco che sancisce il ruolo di arte e artigianato come motore della sostenibilità. Laura Barreca, direttrice del mudaC di Carrara (e del museo di Castelbuono in Sicilia) ha chiuso il suo museo per ristrutturarlo e riallestirlo. Ne è venuto fuori un gioiello che però ha bisogno del suo pubblico: «Sono gli abitanti i primi fruitori e il museo deve entrare nelle maglie del tessuto cittadino», spiega Barreca, «per questo ho pensato a una project room per gli artisti del territorio: è una comunità unica, espressione di un luogo altrettanto unico come le Alpi Apuane e le cave di marmo. Parto dall’idea di Foucault per cui il museo è un dispositivo di relazioni per giungere al fatto che l’accessibilità passi da un fascio di relazioni biunivoco e orizzontale. Allora il museo diventa un’agenzia formativa per la società, come la scuola». Con Barreca collabora Maria Rosa Sassai e insieme hanno messo a punto un progetto di partecipazione reale, fatto di incontri al bar, assemblee, call, ma anche orti da coltivare e escursioni, quanto occorre perché la cittadinanza trovi spazio nella definizione di programmi artistici diffusi (che a Castelbuono, in provincia di Palermo, hanno una tradizione centenaria: risale al 1920 l’acquisto da parte dei cittadini del Castello dei Ventimiglia, rimasto senza eredi. È il primo bene pubblico d’Italia!). Veterano di espressioni di questo tipo è Peter Kainrath, direttore artistico di Transart, festival che porta il panorama artistico attuale in Alto Adige. «La cultura contemporanea è più modellabile rispetto a quella tradizionale che ha bisogno di luoghi specifici perché ha contenuti creati per quei luoghi, che siano musei, sale concerto o teatri. Il contemporaneo dialoga bene con il paesaggio», spiega, «Perché è arte fresca e viene fruita mentre è ancora viva. Così il pubblico partecipa del processo». Ma non solo il pubblico, anche gli attori del territorio: «Devo convincere un’azienda che si occupa di futuro a darmi uno spazio per l’arte come un contadino a prestarmi il fienile per una performance. Il sistema arte e quello territoriale si sostengono a vicenda».
Stromboli, 14/7 - 1/8 residenza per artisti dei fratelli Ilaria e Alvise Baia Curioni. Il taglio permette di guardare, ma anche di rompere la realtà
Bolzano art week 2022
Hypermaremma, fino al 8/10 in mostra Tulip di Virginia Overton
Bolzano Art Weeks sotto la curatela di Nina Stricker
Bolzano ha la sua Art Weeks, dieci giorni dove scoprire la dimensione urbana in una narrazione che privilegia la montagna. Curatrice è Nina Stricker che della partecipazione ha fatto la sua bandiera: il fattore umano è decisivo nella scelta delle opere, dei luoghi e degli artisti. «Abbiamo bisogno di esperienze caratterizzate da un contatto vero. Quello che deve fare un’istituzione culturale è migliorare la qualità della vita quotidiana per tutti», dichiara, forte dell’unicità della sua manifestazione che tiene insieme tre realtà culturali e linguistiche, italiana, tedesca e ladina. Bolzano Art Weeks nasce durante il lockdown, periodo fertile per operazioni di inclusività e condivisione, di cui ora cogliamo i frutti migliori con una serie di manifestazioni che animano tutta l’Italia, isole incluse.
Panorama 2023 L’Aquila dal 7 al 10 settembre. Mostra ideata da gallerie Italics, a cura di Cristiana Perrella. italics.art
Italic – una rete di 70 gallerie tra le più autorevoli della penisola – porta in tour Panorama, curato da Cristiana Perrella
Ma ce n’è una che ha caratteristiche speciali. Si chiama Italics ed è il primo consorzio di 70 diverse gallerie, specializzate in arte antica, moderna e contemporanea, patrocinato da Unesco. L’idea iniziale era favorire un altro sguardo sull’Italia, così i galleristi hanno cominciato a segnalare su una piattaforma online luoghi straordinari, che avevano avuto la fortuna di scoprire (su italics.art). Poi la relazione ha iniziato a funzionare, così nasce Panorama, una mostra curatoriale che ogni anno avrebbe portato artisti e gallerie in luoghi fuori dagli schemi. Procida è stata l’isola apripista, poi Monopoli, in Puglia, e quest’anno si approda a L’Aquila. Luogo altro rispetto ai primi due per la sua storia (vanta università prestigiose, un’accademia eccellente e un altrettanto eccellente conservatorio, oltre a musei importanti) e per l’impatto che il terremoto ha avuto sul territorio. Si voleva dare un segno chiaro, anche con il cambio di curatela, affidata a Cristiana Perrella. «Mi piace il progetto, non ha precedenti neanche all’estero. Ed è guardato con molto interesse. Le gallerie sono una sorta di museo diffuso
d’Italia e propongono mostre gratuite spesso di qualità», spiega, sfatando il mito della galleria come negozio e luogo esclusivamente commerciale, spesso percepito come gelidamente austero. E Panorama? «Le edizioni precedenti mi sono piaciute, perché erano mostre in cui le gallerie e il territorio s’impegnano in prima persona».
Qualche anticipazione su L’Aquila? «È una città che si svela lentamente, ferita ma con una grande voglia di rinascere e una nuova vitalità. Sono tornati gli studenti, le istituzioni hanno ripreso a funzionare. E poi c’è l’Abruzzo, con borghi stupendi e artigianalità uniche da coinvolgere. Per dare voce a tutto questo, ho chiesto agli artisti di lavorare in relazione alla città, tra performance, opere site specific o in dialogo con l’arte del territorio», conclude Perrella.