L’impero dei sensi
La moda punta sull’arte, trasformando il proprio linguaggio e il suo campo d’azione, sempre più connessi ai fenomeni culturali contemporanei
Contaminazioni e nuove chiavi narrative. Sono sempre più frequenti gli strumenti out of the box studiati da aziende provenienti dal mondo della moda, del beverage e di tutte quelle categorie, se pur di lusso, che appartengono ai beni di consumo che scelgono di comunicare i propri valori e la propria visione estetica, attraverso la libera interpretazione di nomi altisonanti o addirittura emergenti, presi in prestito dall’universo dell’arte.
L’obiettivo è quello di mantenere sempre più alto il livello d’attenzione del proprio pubblico, bombardato da una tale quantità d’informazioni che rende necessarie strategie di comunicazione poco prevedibili che riescano ad ampliare il raggio d’interesse di un brand, conquistando quel segmento più ambizioso che ha bisogno di riconoscersi in beni di lusso capaci di legarsi a un fenomeno culturale, se non addirittura a produrre cultura. È qui che il bene di consumo diventa contenitore e divulgatore di cultura, mentre il mondo dell’arte cavalca l’onda della notorietà, attraverso i riflettori del fashion system, portando le fasi di un piano di comunicazione in un’operazione basata sull’intrattenimento e sull’experience che porta l’oggetto del desiderio su un livello ancora più esclusivo.
Promenade(s) è l’opera protagonista del progetto Carte Blanche per il quale Eva Jospin ha realizzato una versione del terroir della Maison Ruinart
Il progetto Carte Blanche dal 2018 mette in connessione Maison Ruinart con artisti del panorama contemporaneo
È in quest’ottica che si colloca il progetto Carte Blanche di Ruinart che, dal 2018, commissiona ogni anno a un artista contemporaneo l’interpretazione del patrimonio aziendale della Maison. Un’iniziativa che affonda le sue radici da quando, nel 1896 Monsieur Andrè Ruinart incaricò Alfons Mucha di realizzare un’opera che poi sarebbe diventata la prima reclame di un marchio di Champagne. Fu quello l’inizio di una lunga storia d’amore tra l’azienda di Reims e il mondo dell’arte contemporanea, che ha trovato la sua versione Z nell’ operazione che offre carte blanche ad artisti ogni anno diversi per dare la loro libera interpretazione dei luoghi, delle persone con cui entrano in contatto, della storia e dei valori del brand, portando l’opera in giro per il mondo da New York a Tokyo, passando per importati fiere internazionali come Miart e Art Basel. L’ultima edizione ha visto Eva Jospin – già nota al pubblico più attento ai backstage della moda per aver realizzato la scenografia della sfilata Haute Couture Autunno Inverno 2021 di Christian Dior – realizzare una versione molto personale del terroir della Maison Ruinart, in un paesaggio scultoreo, risultato di sovrapposizioni di cartone e un’affinata tecnica di cesellatura, dal titolo Promenade(s).
Eva Jospin alle prese con l’opera Promenade(s) presentata all’ultima edizione del MIART
HAUS of Dreamers da Marghera ai confini del mondo
Artigianato, cultura e arte sono le key words attorno a cui gravita il progetto HAUS of Dreamers di Golden Goose che dal suo luogo d’origine Marghera prende vita per espandersi in diverse città del mondo, in una trama di linguaggi creativi in grado di comunicare tra loro la cultura del saper fare: dall’arte all’architettura, alla musica, all’artigianato. In occasione dell’apertura della Biennale di Architettura, la prima tappa di Haus of Dreamers ha visto Venezia come teatro di performance per Fabio Novembre che ha realizzato un’installazione presso la Pescheria di Rialto – un tunnel di portali blu sempre più ridotti che conducevano al Canal Grande a suon di battito cardiaco; Quannah Chasinghorse, Nativa Americana, Land Protector e Modella, che ha recitato una poesia ispirata alla sua storia e alle sue radici, in cima al suggestivo ponte di Rialto; il Tattoo Artist Dr. Woo, che ha fatto il takeover di un’ area dell’hotel con tessuti e porcellane locali; l’Attrice e Cantante Suki Waterhouse ha realizzato una performance fotografica; l’artista K-pop SUNMI si è unita a un’orchestra tradizionale veneziana in un’intersezione polifonica di due culture lontane nello spazio e nel tempo.
La natura artigianale del marchio fa esplodere il progetto nella città natale Marghera con la realizzazione di un’Academy nella quale artigiani insegneranno ai Dream Makers del futuro a mettere a frutto il loro talento, svelando loro i segreti dell’arte del fatto a mano. Il marchio aprirà inoltre le porte di Manovia, in cui prolungare la vita di ogni prodotto, ciascuno di loro portatore di una storia personale. Infine Archive, una Library e un Auditorium all’interno dei quali mettere a disposizione dei visitatori il patrimonio del marchio. L’Exhibit Area internazionale esporrà le opere degli artisti che fanno parte della community del brand.
Un momento della performance dell’artista K-pop SUNMI
il Tattoo Artist Dr. Woo, tra tessuti e porcellane veneziane
Casa Zegna apre le sue porte al pubblico e segna un percorso osmotico tra arte figurativa e paesaggio circostante.
A Casa Zegna, proprio in quel luogo adiacente alla fabbrica biellese tra le più rinomate al mondo, un artista contemporaneo viene ospitato, da maggio a settembre, per dar vita a una visione democratica dell’arte, messa a disposizione del pubblico che ha libero accesso alla sala e all’Oasi per entrare in osmosi con la natura e la libera creatività dell’artista. Dalle installazioni di Emilio Vavarella “L’Altra Forma delle Cose” esposta fino a settembre 2022, che mettevano in connessione l’arte digitale – fatta di dati di ultima generazione – con la materia prima, le lane pregiate dell’azienda tessile di Trivero, all’arte pittorica di Pietro Coda Zabetta “Frana e Fango” offre uno spunto di riflessione sulla fragilità della natura insieme alla sua inesauribile capacità di resilienza, di riprendersi il suo spazio, attraverso le sue forme e i suoi colori. Nell’opera emerge quasi l’odore di quell’esperienza, tra il fango e il terreno franato, che di cui l’artista è stato testimone oculare, nei territori marchigiani ingoiati dall’alluvione. È da questi elementi che prendono vita i rododendri che con i loro colori popolano l’area dell’Oasi. Strato dopo strato, con l’ausilio di getti ad aria compressa l’opera prende forma in una prevalenza di strati in cui la materia gioca il suo ruolo, tra i cromatismi tridimensionali che emergono dall’automatismo psichico dell’artista.
La sala di Casa Zegna che una volta era una serra, ritrova la sua antica funzione con lo sbocciare dei rododendri rappresentati dall’artista di origini biellesi: “In un luogo dell’anima come questo, che fa dimenticare il baccano intorno e fa tornare alla propria essenza”. Con queste parole la descrive Roberto Coda Zabetta.
L’artista Roberto Coda Zabetta, originario di Biella, trapiantato nelle Marche
Un’opera della serie “Frana e Fango” in cui Roberto Coda Zabetta fonde l’esperienza marchigiana all’unicità dell’estetica dell’Oasi, definita dalla fioritura dei rododendri