Olandesi volanti, lo Studio Drift su Colosseo e Notre Dame
Dà sempre un certo brivido ascoltare un artista che dichiara di voler ricostruire un capolavoro del passato. Se poi quel capolavoro è il cantiere infinito della Sagrada Familia, oppure Notre-Dame violata dalle fiamme o, addirittura, l’Anfiteatro Flavio, allora il brivido può diventare ansia. Su un filo fragile e sottile, in equilibrio tra meraviglia e shock, lo studio Drift danza dal 2009, al secolo Lonneke Gordijn e Ralph Nauta, il duo olandese alla guida di un team multidisciplinare di 64 professionisti, capace di levare al cielo coreografie immaginifiche fatte di centinaia di droni e pensate come inni di libertà. Bravissimi a infondere il fattore umano nelle loro installazioni futuristiche, i Drift si muovono come monuments men in missione per conto proprio, nutrendo l’eterno dibattito sull’incompleto e l’intoccabile nell’arte e in architettura. Ma andiamo per ordine. La storia dello studio Drift – fino all’8 maggio al Mk&G di Amburgo con le tre installazioni della mostra Moments of Connection – inizia nel 2009, con l’incontro di Gordijn e Nauta, per decollare qualche anno dopo, quando, nelle loro opere, iniziano a prendere sempre più quota la luce, il movimento e la loro interazione. Già dalle prime installazioni è evidente che l’empatia hi-tech porterà la coppia lontano, un po’ come negli stessi anni accadde a un altro olandese volante, Daan Roosegaarde. Con quest’ultimo, Gordijn e Nauta condividono l’abaco tecnologico, che i Drift provano a spingere in una dimensione ancora più spettacolare. L’opera che li consacra è Franchise Freedom, che debutta a Miami Art Basel nel 2018 e trova la sua espressione più compiuta nella replica estiva al Burning Man.
Rendering del progetto di drift che mostra come “completare” le guglie della Sagrada familia attraverso droni dotati di tecnologia led.
Per il festival più glamour e bizzarro, i Drift levano al cielo del Nevada, nel deserto di Black Rock City, 300 droni, orchestrandone i movimenti come quelli di uno stormo. È una miscela speciale di tecnologia e neoumanesimo, corretta da quell’effetto “wow” che trasforma il duo, dal giorno dopo, in star richieste da festival e rassegne internazionali. Dietro a quella coreografia – che diventa il plot di successo per altre installazioni, inclusa Social Sacrifice nella chiesa di San Lorenzo a Venezia, per la Biennale 2022 – c’è la precisione matematica di un algoritmo, ma l’effetto è totalmente spontaneo: il pubblico ne esce associando per la prima volta a qualcosa di poetico i robot volanti che siamo abituati a pensare come leve di un futuro a metà tra il sogno e la distopia. Da allora, Franchise Freedom è replicata più volte in giro per il mondo rafforzando il sodalizio tra Drift, da un lato, e Nova Sky Stories e Drone Stories dall’altro. Queste ultime sono le società (la seconda, fondata nientemeno che dal fratello di Elon Musk, Kimbal) specializzate nella tecnologia che permette a Drift di portare in scena i suoi spettacoli. Oggi, la collaborazione di queste tre realtà mette a frutto una flotta di 9 000 droni leggeri muniti di Led e trasformati in molto di più che in un segno distintivo: Drift è ormai un vero e proprio landmark itinerante, messo a disposizione dei monumenti di ogni epoca e di ogni luogo. Ma anche un potente strumento con cui urbanisti e architetti possono offrire un’anteprima dei loro progetti più visionari e complessi.
Ed è qui che l’affare si complica. Da qualche tempo, i droni dello studio Drift hanno smesso di danzare e sono atterrati, ancora in forma di render, in luoghi impensabili fino a un attimo prima: in cima alla Sagrada Familia e a Notre-Dame, per completare con una trama di luce le guglie mancanti o ferite dai roghi, e perfino sul Colosseo, a disegnare gli anelli superiori dell’Anfiteatro Flavio con una punteggiatura luminosa che restituisce il profilo originario del monumento. Nauta spiega così ragioni e natura di questa ricerca: «Ricostruire un’opera con la luce è il nostro modo per mettere in dialogo passato e presente. Il nostro mondo frenetico non sa più apprezzare le manifatture che hanno reso immense le nostre città: Drift riporta un faro su dettagli che meritano un’attenzione speciale».
Le installazioni dalla mostra moments of connection fragile future
le installazioni dalla mostra steps
Le installazioni dalla mostra shylight
Ora, non è semplice definire la sensazione che restituisce alla vista il Colosseo completato da un sentiero luminoso. Sofocle definisce l’uomo una creatura deinòs, parola intraducibile per indicare pressappoco un “miracolo che fa paura”. E in effetti, miracolo e paura convivono nelle opere dello studio Drift: da un lato, la capacità di spingere un passo avanti la tecnologia facendone la leva per immaginare paesaggi futuristici, dall’altro, il timore di smuovere quell’equilibrio fragile che le rovine portano con sé. Ma se abbiamo accettato che perfino la Vela di Calatrava diventasse l’ultima rovina di Roma, è difficile credere che un esercito di droni a Led, ancorché spinti da due talenti visionari, arrivi a toccare il Colosseo. Per ora, i sentieri luminosi resteranno probabilmente esclusiva degli aerei, a tracciare quelle uscite di sicurezza che non vorremmo mai prendere.