La vita oscura del Cavaliere oscuro
A vedere le tavole di The Daily Bat, la Great Resignation, che per McKinsey vede il 40% degli abitanti del mondo intenti a lasciare il proprio lavoro, pare avere colpito anche il Cavaliere oscuro. Il supereroe DC Comics, di cui a fine aprile Warner Bros ha annunciata la prossima versione cinematografica, nuovamente con Matt Reeves alla regia e Robert Pattinson e Zoë Kravitz nei panni, rispettivamente di Batman e di Catwoman, appare nelle scatti dello svizzero Sebastian Magnani il rovescio dell’eroe nato nel 1939 dalla fantasia di Bob Kane e Bill Finger. Il doppio del ricco miliardario Bruce Wayne appare oziosamente impegnato nei riti quotidiani dell’uomo qualunque, portando all’estremo il paradossale contrasto tra il leggendario dark look lucido e metallico del Pipistrello di Gotham City e l’atteggiamento tra lo sfaccendato e il divertito del borghese in libera uscita. Da Superman a Batman, sin dalle loro origini, i supereroi DC hanno sempre avuto in comune l’inesorabile impegno nel combattere, anzitutto, la criminalità urbana.
The daily bat, coffee and news
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Le storie uscite durante la Seconda guerra mondiale hanno però visto il Cavaliere oscuro alle prese anche con il Terzo Reich. Mentre più di recente, anche il suprematismo bianco ha dovuto fare i conti con il giustiziere mascherato. Difficile scorgere in questa rivisitazione antieroica un segno di questi tempi nuovamente bellicosi. Se non per contrasto, valorizzando soprattutto il lato “umano” del leggendario personaggio. «Chi è il numero uno tra i supereroi? Ci siamo chiesti un giorno io e la mia compagna», racconta Magnani, «E per entrambi è stato subito chiaro: Batman, perché è l’unico senza superpoteri». Di lì anche il mistero che avvolge lui e la sua caverna, la doppia vita e l’audacia che lo costringe a misurarsi con antagonisti che, al contrario suo, non di rado dei superpoteri li hanno. Proprio la sua ordinarietà, allora, ne fa un personaggio «profondo, emotivo, non di rado tormentato», prosegue il fotografo. Questi scatti cercano anche requie: «in un mondo lontano da tutto il dolore, dalle lotte, dai combattimenti e dalle guerre: un posto migliore, insomma, di quello in cui viviamo». Qualunque riferimento a fatti e personaggi d’attualità, tuttavia, è del tutto non intenzionale: «Sono convinto che l’arte sia un’espressione di avvenimenti attuali, passati e futuri che prendono forma nell’inconscio e si cristallizzano in seguito nell’opera finale».
the daily bat, once upon a time (green).
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Il paragone con l’ultimo Batman cinematografico è istruttivo: «Il mio sarebbe un “anti-hero-movie”, dove si combatte per un mondo migliore con le fotografie invece che con i pugni, si gioca con l’idea di un Batman senza lavoro, in una realtà in cui gli esseri umani si prendono la responsabilità delle loro azioni senza avere bisogno di “supereroi”». Un’apologia del quotidiano che arriva a valle di due anni di pandemia: «Con il lockdown le persone non avevano più una vita sociale. Cose semplici come andare in un bar per un drink o un caffè non erano più scontate. Al Batman delle mie fantasie, invece, ho dato idealmente l’opportunità di godere ancora di queste normali situazioni di vita e l’osservatore si è come trovato teletrasportato negli scenari che ho creato con le mie foto». Paesaggi urbani, talvolta malinconici, altre volte ironici o surreali, che evocano certe atmosfere di Edward Hopper: «Mi colpisce e mi lusinga l’idea che la mia fotografia possa evocare Hopper. Fosse così, non sarebbe intenzionale. È il mio stile, che si è evoluto. All’inizio fotografavo estremamente scuro, ora forse miscelo il colorato e semplice Andy Warhol con il lunatico e scenografico Edward Hopper». La cifra di Magnani, alle prese con la sua prima personale a New York, resta però l’ironia: «Amo distorcere la realtà. L’ironia rende la vita reale, interessante, divertente. Stimola la nostra conversazione e porta ovunque ulteriori strati alle relazioni tra le persone». Non siamo esseri immortali e l’ironia è quell’amica che ce lo rammenta con gentilezza: «La morte ci circonda sempre, come uno stato d’animo, come una nebbia, che sempre di nuovo disturba i nostri momenti colorati, proprio come nelle mie fotografie».
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