La crisi della carta, tra costi in salita e approvvigionamenti difficili
A Bart Declercq non è mai capitata una situazione simile in oltre trent’anni passati da Roularta Printing. Il gruppo di media belga, importante stampatore, che da dieci anni mette le sue rotative al servizio di molte pubblicazioni internazionali, tra cui l’edizione francese di The Good Life, sta affrontando una crisi inedita: «Non prendiamo ordini da diversi mesi, perché manca la carta», spiega il direttore commerciale export di Roularta. E aggiunge: «Fortunatamente abbiamo anticipato queste difficoltà facendo delle scorte per soddisfare almeno i nostri clienti fissi. Ma tutte le cartiere che ci forniscono, che siano tedesche, svedesi o finlandesi, ci dicono la stessa cosa: non ci saranno miglioramenti prima del secondo semestre del 2022. È una vera e propria penuria!».
Perché c’è la crisi della carta
Il caso francese sollecita una domanda globale: che cosa sta accadendo nel regno della carta? Quali meccanismi possono spiegare il malfunzionamento di tutto un settore dalla primavera scorsa? Il mondo dell’editoria ha subito grossi ritardi nell’approvvigionamento, in un periodo peraltro capitale per le vendite: l’autunno dei premi letterari e le feste a cavallo tra il 2021 e il 2022. Per il gruppo Corlet, stampatore della Normandia, c’è anche «una penuria mai vista dalla creazione dell’impresa, che risale ormai a 60 anni fa». Secondo il Syndicat national de l’édition (Sne), quando un editore programma la pubblicazione di un libro, deve ormai recuperare il ritardo prima della data di uscita prevista.
I grandi editori francesi hanno potuto mettere al riparo i loro contratti, a volte a prezzo pieno, cosa che le case editrici più piccole non possono permettersi. Fanno lavorare degli stampatori essenzialmente nazionali, ma questi ultimi si riforniscono fino in Canada o in America del Sud di pasta di cellulosa, che sarà lavorata in Europa prima di essere distribuita. Come per la maggior parte delle materie prime, la catena logistica mondiale aveva conosciuto delle limitazioni importanti, in particolare quella dei trasporti marittimi per container, che impattano sull’insieme dei settori.
Perfino la carta igienica ha subito danni
Tutti i prodotti derivati dalla pasta di cellulosa hanno subito danni, perfino la carta igienica. Non penuria in vista, ma ritardi e un’impennata dei costi di produzione del 30% (tra gennaio e settembre) secondo il fabbricante Lotus, che chiede alla grande distribuzione di farli ricadere sui consumatori già a partire dal 2022. Stesso discorso per il gruppo Hamelin, casa madre dei quaderni Oxford, il cui direttore generale, Eric Joan, ha messo in guardia: «L’anno prossimo, la crescita dei prezzi sarà compresa tra il 15% e il 25% a seconda dei prodotti». Passando al settore dei giochi di società, soprattutto nel caso delle carte, ha affrontato il forte aumento della domanda durante il confinamento del 2020 e del 2021 senza poterla soddisfare completamente.
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Illustrazioni: Geoffroy de Crécy
La crisi della carta grafica
Nella filiera detta delle carte grafiche, quelle più richieste sono la carta stampata e i cataloghi pubblicitari, seguiti dalla carta da ufficio, da quotidiano e libraria. La produzione ha fortemente rallentato nel 2020, in calo del 26% in Francia in rapporto al 2019, al di là della media europea (-18%), secondo le cifre dell’Unione degli industriali francesi del cartone, della carta e della cellulosa (Copacel). «La crisi congiunturale si è aggiunta alla tendenza di fondo verso il passaggio al digitale», stima il suo amministratore delegato, Paul-Antoine Lacour. Per la stampa, nello specifico, il digitale ha largamente contribuito all’abbassamento strutturale del consumo di carta in Francia, nell’ordine del 50% dal 2005.
Su questa tendenza di lungo termine si è aggiunta, nel 2020, la diffusione delle riviste e dei giornali legati alla crisi sanitaria, che ha per esempio fatto abbassare del 17% il volume della carta raccolta in vista del riciclo. «La situazione congiunturale dovrebbe regolarsi molto velocemente, probabilmente nel giro di qualche mese, salvo per la questione dei costi: i prezzi dell’energia pesano su un’industria della carta energivora», stima Stéphane Panou, dirigente del gruppo Paprec e presidente della branca carta-cartone della Federazione delle imprese del riciclo (Federec), che percepisce un’evoluzione di fondo: «Il mercato delle carte grafiche accelera la sua caduta, con conseguente chiusura dei siti industriali. E il tessuto industriale continuerà a virare verso il mercato del cartone, spinto dall’e-commerce e dalle differenti restrizioni sull’utilizzo della plastica da imballaggio».
Illustrazioni: Geoffroy de Crécy
La legge del mercato
La filiera del riciclo va piuttosto bene in Francia, con dei tassi di riciclo sistematicamente superiori alla media europea. Parimenti, il ribasso della raccolta nel 2020 è stato contenuto a -6,4% (6,35 mln di tonnellate di carta e cartone) secondo la Federec. I problemi di approvvigionamento riguardano la materia vergine in balia delle sfide mondiali del mercato. La penuria di numerose materie prime, così come l’impennata dei prezzi, si devono anche alla ripartenza più rapida dell’economia mondiale, in particolare in Cina, dall’estate 2020, poi in Europa, dall’inizio del 2021, anche se la produzione non era tornata al livello precedente la crisi. Con effetti, per esempio, sul legno di costruzione: ha visto il suo prezzo quadruplicare negli Stati Uniti, prima di abbassarsi brutalmente, una volta che l’industria forestiera è stata nuovamente in grado di rispondere alla domanda.
L’economista Philippe Chalmin ha analizzato il fenomeno per l’Unione nazionale delle industrie della stampa e della comunicazione: «C’è, per la carta di utilizzo grafico, un calo strutturale del consumo da anni. Il settore del cartone va meglio, ma anche qui vi sono state delle perturbazioni dovute alla raccolta della materia prima e alla chiusura degli sbocchi cinesi sull’export. Le forti limitazioni logistiche, poi, non hanno risparmiato il settore: là dove un container Asia-Europa costava 15 000 $, oggi si arriva a 10 000 $. Le strozzature a livello dei porti restano del resto considerevoli». Questa affermazione detta anche le condizioni di un ritorno alla normalità, nel secondo semestre 2022, quando le limitazioni, soprattutto logistiche, verranno meno. Ma per uno dei grandi specialisti di materie prime, l’avvenire sarà comunque fatto di volatilità e instabilità: «La carta è ormai considerata una materia prima, rientrando nei prodotti il cui prezzo si fissa in base al rapporto diretto tra offerta e domanda». Proprio come le altre…
Vice Chair of the Board and Chief Sustainability and Communication Officer di Fedrigoni, gruppo titolare del marchio Fabriano, che da 750 anni produce carte grafiche per milioni di italiani.
TGL: Che impatto ha avuto la pandemia sul settore delle carte grafiche?
C.M.F.: Il primo problema ereditato dai due anni trascorsi è l’impennata del prezzo dell’energia, che è stato nell’ordine del 30%. Anche la cellulosa, la nostra materia prima, ha registrato aumenti nell’ordine del 40%, spinti prevalentemente dal boom degli imballaggi per l’e-commerce legato alla crisi sanitaria.
TGL: Anche il prezzo del legname è aumentato. Da quali alberi si ricava la cellulosa utilizzata per le vostre carte?
C.M.F.: Proviene da piante a velocissimo accrescimento, a partire dall’eucalipto, che nei Paesi tropicali cresce in 7/8 anni. Ogni tipologia di carta, però, richiede una diversa “ricetta”, basata di volta in volta su legno di pino, abete, acero, betulla, pioppo, con tempi di ricrescita differenti: il pioppo, presente anche in Italia, richiede per esempio 10/13 anni. Tuttavia non possediamo piantagioni né in Italia, dove la foresta coltivata purtroppo non è incentivata, né all’estero. D’altronde, anche la produzione di cellulosa in Italia è molto limitata: esiste un solo stabilimento produttivo, vicino a Trieste.
TGL: Per la materia prima, quindi, dipendete anche voi dalle importazioni? C.M.F.: Sì, in modo particolare da Scandinavia, Austria, Canada, Brasile. TGL: La produzione della carta è un’attività industriale energivora?
C.M.F.: Sì, anche se dal punto di vista della sostenibilità del settore l’Italia, tra i Paesi europei, è virtuosa. Per esempio, abbiamo superato con 15 anni di anticipo l’obiettivo dell’Unione dell’85% di tasso di riciclo degli imballaggi di carta e cartone. E secondo l’ultimo Rapporto Unirima 2021 dedicato all’economia circolare, nel 2020 l’87,3% degli scarti provenienti dalle industrie cartarie o editoriali, uffici, attività commerciali e di trasporto e dei rifiuti domestici è stato lavorato per avere una seconda vita. E questo nonostante la ridotta attività produttiva da parte di molti stabilimenti e l’insostenibilità, in molti casi, dei costi fissi dovuti ai rialzi dei prezzi.
di Stefano Cardini
Gli effetti della pandemia si sono fatti sentire sull’industria cartaria mondiale, valutata nel 2019 pari a 348,43 mld di $. Secondo Assocarta, l’associazione che riunisce le aziende che producono in Italia carta, cartoni e paste per carta, nel 2020 la produzione mondiale si è attestata attorno a 391,8 mln di tonnellate (t), con una contrazione del 5%. La Cina, che domina la produzione mondiale con il 26%, ha perso l’11,5% rispetto al 2017, mentre i Paesi europei hanno un calo del 5% rispetto al 2019. In Europa, sensibile la contrazione dei volumi della Finlandia (-15,6%), dovuti anche agli scioperi pre-pandemia. Indici negativi sono stati registrati in Germania (-3,3%), Svezia (-3%), Francia (-6,2%), Spagna (-2,5%), Austria (-5,5%) e Italia (-4,1%), che tuttavia è salita dal 4° al 3° posto dopo Germania e Svezia. La filiera italiana, prima in Europa per le carte igienico-sanitarie e seconda per i prodotti da involto e imballaggio, fattura 19,5 miliardi di euro, pari all’1,1% del PIL, impiegando circa 150 000 addetti diretti. Entrambi i nostri settori di punta hanno beneficiato della pandemia. La domanda per usi igienico-sanitari è aumentata nonostante le difficoltà di ristoranti, hotel, scuole, grazie alle diffuse misure di igiene. E il settore della carta da involto e imballaggio ha beneficiato dell’accelerazione dell’e-commerce conseguente a lockdown e smartworking. In Europa, la domanda di carte e cartoni per cartone ondulato proveniente dal commercio elettronico rappresenta oggi quasi il 10% della domanda totale. La pandemia, invece, ha determinato una forte compressione della domanda globale di carte grafiche, che comprende libri, cataloghi, giornali, prodotti di cartoleria, pubblicità, ufficio, nel 2020 pari a 92 mln di tonnellate (t) contro le 153 mln t del 2008. Si tratta di almeno 15 mln t in meno rispetto al 2019 dovuti a ridotta attività editoriale, chiusure di uffici, scuole, riduzione e rinvii di campagne pubblicitarie. Merita di essere citata, per capire l’impatto avuto dalla pandemia, la revisione radicale delle politiche di marketing attuate da catene multinazionali di negozi come Ikea, che, dopo 70 anni ha deciso di abbattere la stampa dei suoi cataloghi cartacei, la cui ultima edizione è stata stampata in 40 mln di copie (contro i 200 mln di copie stampate solamente qualche anno fa).
di Stefano Cardini